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Il B20 chiede ai governi del G20 di garantire il buon funzionamento dei flussi transfrontalieri

Circa il 90% del commercio mondiale in termini di volume e oltre il 70% in termini di valore avviene via mare. Lo riporta l’Unctad (la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo) evidenziando che i volumi equivalgono a oltre 11 miliardi di tonnellate di merci trasportate nel 2019, con un valore stimato di […]

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16 Giugno 2021
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Circa il 90% del commercio mondiale in termini di volume e oltre il 70% in termini di valore avviene via mare. Lo riporta l’Unctad (la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo) evidenziando che i volumi equivalgono a oltre 11 miliardi di tonnellate di merci trasportate nel 2019, con un valore stimato di 14 trilioni di dollari.

I dati sono stati citati nel corso dell’incontro B20-G20 Dialogue Unlocking investment in maritime transportation infrastructure for a more sustainable trade, organizzato dal B20 (ovvero il Business group del G20), guidato da Confindustria e presieduto da Emma Marcegaglia insieme a Ics e Confitarma alla presenza di numerosi rappresentanti delle istituzioni e dell’indutria, tra cui il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, il presidente dell’International Chamber of Shipping (Ics) Esben Poulssen, e il presidente di Confitarma Mario Mattioli.

Al centro dell’incontro sono stati i fattori più critici che interessano le infrastrutture di trasporto marittimo e il commercio globale, “due temi profondamente interconnessi”, come dichiarato in apertura da Marcegaglia.

Nel dibattito si è ricordato come il commercio marittimo sia raddoppiato tra il 2000 e il 2018, per poi calare dello 0,5% nel 2019 e di circa il 4% lo scorso anno. Il sovraccarico doganale conseguente alla pandemia ha fatto aumentare i costi di sdoganamento di quasi 30 volte in tutto il mondo.

“Questi semplici dati testimoniano come un efficiente settore del trasporto marittimo globale sia fondamentale per rimettere in carreggiata il commercio globale e stimolare la ripresa post-Covid”, ha aggiunto Marcegaglia, per la quale “la piena attuazione del Wto Trade Facilitation Agreement potrebbe ridurre i costi commerciali in media del 14,3%, aumentando il commercio globale fino a 1 trilione di dollari anno”.

Durante l’incontro si è parlato anche di aumentare l’efficienza energetica e la sostenibilità nelle catene del valore globali e di mobilitare investimenti sia pubblici, sia privati. “Investimenti e infrastrutture sostenibili sono motori di crescita essenziali e il nostro impegno come B20 è quello di invertire le tendenze protezionistiche e ripristinare una sana governance multilaterale”.

Secondo Barbara Beltrame, che presiede la B20 Task Force Trade & Investment, “le restrizioni alle importazioni commerciali hanno registrato una crescita esponenziale negli ultimi dieci anni, da circa l’1,0% nel 2010 a oltre il 10,4% nel 2019, con un impatto di circa 1,5 trilioni di dollari di scambi”, mentre “i costi del commercio dei servizi sono aumentati del 12% del valore delle esportazioni in tutti i settori e paesi”. Beltrame ha aggiunto che il B20 chiederà ai governi del G20 di promuovere “il buon funzionamento dei flussi transfrontalieri (migliorando innanzitutto i processi doganali), l’interoperabilità delle catene globali del valore e il potenziamento delle infrastrutture commerciali”.

Raffaello Ruggieri, vice presidente della B20 Task Force Finance & Infrastructure, ha aggiunto: “Abbiamo identificato quattro pilastri fondamentali per uscire dalla pandemia e che la nostra task force del B20 intende proporre ai governi del G20: finanza di impatto per l’inclusione finanziaria e la sostenibilità, la rigenerazione urbana, la mobilitazione di motori di crescita e del risparmio privato, un contesto regolamentare coerente a investimenti di impatto e di lungo termina al servizio di una economia di prossimità, che permetta prima di tutto di ridurre le diseguaglianze tra i vari punti di partenza che potranno riguardare le generazioni future, tra differenti geografie e all’interno degli stessi paesi. Riqualificazione di aree dismesse secondo logiche di sviluppo ESG, decarbonizzazione, mobilitatori sociali, che permettano di intervenire su gap strutturali come il social housing, il senior living, studentati, la riqualificazione e lo sviluppo delle infrastrutture sanitarie, scolastiche e di ricerca, i servizi ai cittadini, secondo una logica virtuosa di partnership pubblico-privato e inquadrati in framework di risultati misurabili per tutti gli stakeholder coinvolti. Abbiamo un’opportunità straordinaria: rifondare quella prima linea di infrastrutture e filiere di servizi ai cittadini sul territorio e per il territorio, duramente provata dalla pandemia, e resa vulnerabile dall’assenza di investimenti protratta negli ultimi trenta anni”.

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