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“La riforma dell’unione doganale va incontro ai cambiamenti del tempo”

Lucia Iannuzzi e Paolo Massari, consulenti doganali e co-fondatori delle società C-Trade e Overy commentano i principali punti della riforma doganale annunciata dall’Europa nei giorni scorsi spiegando cosa cambierà per le aziende. “La riforma – si legge nel loro intervento – è la più ambiziosa realizzata dalla nascita dell’Unione, risalente al ’68, e tiene conto […]

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23 Maggio 2023
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Lucia Iannuzzi e Paolo Massari, consulenti doganali e co-fondatori delle società C-Trade e Overy commentano i principali punti della riforma doganale annunciata dall’Europa nei giorni scorsi spiegando cosa cambierà per le aziende.

“La riforma – si legge nel loro intervento – è la più ambiziosa realizzata dalla nascita dell’Unione, risalente al ’68, e tiene conto dei grandi cambiamenti che hanno investito il commercio internazionale: il commercio elettronico, infatti, oggi rappresenta oltre il 73% delle dichiarazioni doganali unionali e l’esenzione daziaria sotto i 150 euro ha comportato obbligatoriamente un ridimensionamento in termini di entrate per l’UE, ma soprattutto ha amplificato un rischio crescente di evasione dei controlli e di tracciabilità statistica dello spostamento di merce. Se poi si aggiunge a questo una diversa interpretazione del codice e delle prassi da parte dei 27 stati membri generate da diversi modus operandi delle dogane, risulta evidente la necessità di un adeguamento della norma per la tutela del commercio internazionale, delle aziende e del consumatore finale”.

Le principali aree di intervento riguardanmo la tassazione agevolata per la merce e-commerce per le quali la riforma prevede l’applicazione di una tariffa doganale agevolata con percentuale di dazio certo per macro-cluster merceologici. Questo sistema dovrebbe incrementare le entrate unionali di oltre 1 miliardo di euro all’anno. Le piattaforme saranno responsabili di garantire che i dazi doganali e l’Iva siano pagati all’acquisto, quindi i consumatori non saranno più colpiti da costi nascosti o scartoffie impreviste all’arrivo del pacco.

La riforma istituisce poi una nuova autorità doganale dell’Ue che supervisionerà un hub di dati doganali unionale che fungerà da motore del nuovo sistema di sdoganamento. Nel tempo, il Data Hub sostituirà l’infrastruttura informatica doganale esistente negli Stati membri dell’Ue, portando a un risparmio fino a 2 miliardi di euro all’anno in costi operativi.

Questa tecnologia raccoglierà i dati forniti dalle imprese e, tramite l’apprendimento automatico, l’intelligenza artificiale e l’intervento umano, fornirà alle autorità una panoramica a 360 gradi delle catene di approvvigionamento e della circolazione delle merci.

Verrà poi introdotto un sistema trust and check per premiare le aziende più affidabili (“Trust and Check”) le quali saranno in grado di immettere le loro merci in circolazione nell’Ue senza alcun intervento doganale attivo. “La categoria Trust & Check rafforza il programma Operatori Economici Autorizzati (Aeo) e rafforzerà lo sdoganamento centralizzato unionale. Le proposte legislative sono ora al vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione europea per l’adozione dei provvedimenti legislativi e del Comitato economico e sociale europeo per consultazione”.

“La riforma certamente stravolge il modo di intendere la dogana, ma è il segno evidente che alcuni pericoli non erano stati opportunamente valutati nemmeno nel 2013 quando venne pubblicato il codice doganale unionale” fanno notare Lucia Iannuzzi e Paolo Massari, consulenti doganali e cofondatori delle società C-Trade e Overy.

La timeline prevede che le nuove disposizioni siano operative dal 2028, completamente apprese e rese effettive dalle aziende dell’unione entro il 2038. “Una rivoluzione culturale che necessita di tempo e di dedizione, è vero, ma che, considerate le inevitabili scadenze a medio-lungo termine, rischia di cadere nell’oblio comunicativo, dopo i primi momenti di celebrità” affermano i due esperti di C-Trade e Overy. “Importante sarà procedere a piccoli passi con il working plan 2025, mentre si attende la reingegnerizzazione dei processi di export. Nel frattempo, non smettiamo di consigliare a tutte le aziende di avvicinarsi al più presto all’autorizzazione Aeo, senza la quale la loro vita doganale sarà sempre più complicata” concludono Iannuzzi e Massari, che propongono alle aziende un piano d’azione per arrivare preparati al momento dell’attuazione della riforma.

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