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Ricerche & Studi

I vettori marittimi italiani recuperano quote di mercato (10,6%) nell’import ed export

Oltre che nel segmento ro-ro, gli operatori nazionali guadagnano spazi nel trasporto di rinfuse liquide e in misura minore nei container

di Redazione SUPPLY CHAIN ITALY
24 Giugno 2024
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Italia Marittima container NC 8685

La quota di mercato media complessiva dei vettori italiani nell’import ed export nazionale torna a salire nel 2023, grazie al generoso contributo del trasporto marittimo, in particolare di quello ro-ro ma non solo. Secondo l’ultima ‘Indagine della Banca d’Italia sui trasporti internazionali di merci’, lo scorso anno gli operatori tricolori si sono portati al 15,8% del totale (dal 13,9% del 2022), principalmente per effetto del trasporto via mare, che ha compensato perdite registrate in particolare sulla strada e sulla modalità aerea.

A risollevare gli animi è – come ormai noto – in primis quello via ro-ro, ambito in cui lo scorso anno gli operatori italiani hanno primeggiato contando per una quota di mercato nei traffici di import ed export del 60,1% (contro il 49,3% del 2022). Da rilevare in questo segmento la perdita di terreno della Grecia che, pur restando in seconda posizione, passa al 14,1% dal precedente 23,4%, e di contro il balzo in alto della Turchia che parallelamente dallo 0,9% si porta al 6,2%.

Non è però solo il settore dei rotabili a guadagnare posizioni. Restando nell’ambito dei trasporti via mare, i vettori italiani si fanno largo anche nei traffici di rinfuse liquide, collocandosi al secondo posto con una quota di mercato del 9,3% (era del 5,8% l’anno prima). In prima posizione resta stabile la Grecia (40,4% contro il precedente 40,9%), mentre tra quelle successive non si notano variazioni importanti. Gli operatori nazionali recuperano quote poi anche nel trasporto container (dal 3,5% al 4%), mentre devono cederne nel segmento del general cargo (in cui nello stesso intervallo passano dall’8,2% al 6,8%), confermando una tendenza in atto dal 2020 (quando contavano per il 14,3% degli scambi). Anche qui va rilevato lo scatto in avanti della Turchia, che dal 30,6% del 2022 (che già la collocava in prima posizione) sale al 40,5%. Cresce infine, restando però trascurabile, la quota detenuta dai vettori italiani nell’import ed export verso la Penisola di rinfuse liquide, che dallo 0,9% aumenta all’1,2%. Considerando tutti gli ambiti, nel trasporto marittimo i vettori italiani risultano quindi nel 2023 detenere una quota di mercato del 10,6%, contro il 6,9% dell’anno prima.

Coerentemente con queste tendenze, l’indagine di Bankitalia mostra anche che i volumi di import ed export marittimi gestiti dagli armatori italiani dai 17,6 milioni di tonnellate di merce del 2022 sono passati a 21,2 milioni nel 2023. Questa evoluzione positiva non si è però accompagnata a tendenze dello stesso segno sui traffici di cabotaggio, dove i volumi trasportati sono scesi dai 55,2 milioni di tonnellate ai 48,5 milioni dell’ultimo anno. Ancora più pesante il disavanzo registrato sugli scambi estero-su-estero, dove i volumi si riducono a 80,8 milioni di tonnellate dai 108,9 milioni del 2022. Complessivamente, secondo lo studio i traffici marittimi degli operatori italiani hanno quindi totalizzato nel 2023 scambi per 150,5 milioni di tonnellate di merce, con una pesante flessione (-17,2%) sul dato del 2022, nonché valore più basso della serie, che inizia nel 2011.

Tornando ai soli scambi di import ed export, e passando però alle altre modalità di trasporto, l’indagine della Banca d’Italia riscontra una perdita di terreno dei vettori italiani nel trasporto su strada, che da una quota del 21,4% scendono al 20,2%. Simile l’andamento riscontrato sulla via aerea, dove si passa da una fetta del 13,9% a una pari al 12,5%

Date “le basse quote di mercato detenute dai vettori italiani”, rileva il report, la bilancia dei trasporti mercantili presenta un deficit strutturale, che negli anni tra il 2002 e il 2019 si è generalmente collocato tra i 3 e i 6 miliardi di euro annui, con oscillazioni legate al ciclo economico. Dopo l’allargamento del disavanzo osservato nel 2022 (14 miliardi), nel 2023 si è osservato una sua riduzione a 9,9 miliardi. Questo miglioramento, secondo gli analisti, è principalmente legato al calo dei costi medi del trasporto ed “è quasi esclusivamente concentrato nel comparto navale, anche grazie all’aumento delle quote di mercato dei vettori nazionali in tale settore” conclude l’indagine.

F.M.

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