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Trasporti

Cresce il peso degli accordi quadro nel trasporto merci ferroviario italiano (+14,1%)

Rfi rileva inoltre un crescente interesse delle imprese per i convogli ‘pesanti’

di FRANCESCA MARCHESI
15 Luglio 2024
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Nel traffico ferroviario merci italiano sta prendendo quota la firma di accordi quadro pluriennali tra imprese e gestore della rete  – ovvero Rfi -, in grado di assicurare alle prime vantaggi quali priorità nell’allocazione degli slot e una programmazione stabile.
Lo si apprende dalla pubblicazione dell’ultimo piano commerciale 2024 di Rfi (ancora in bozza perché aperto alle eventuali osservazioni degli stakeholder), che fornisce una fotografia aggiornata di questo mercato, segnalando come al termine del primo trimestre 2023 – quando è stato concluso il processo di definizione e aggiornamento degli accordi esistenti – la capacità annua riservata alle imprese tramite questa modalità ammontava a 28 milioni di treni/km, in aumento del 14,1% sull’anno precedente.
Un importante contributo alla crescita di questo segmento, si legge nel documento, è arrivato dalla sigla di tre distinti accordi quinquennali (validi fino a dicembre 2028) che hanno riservato rispettivamente una capacità annua di 4 milioni di treni/km a Hupac, una di 1,8 milioni di treni/Km a Logtainer e una di 1,3 milioni di treni/km a Tx Logistik.

Andando ad analizzare il trasporto merci per ferrovia nel 2023, il report evidenzia nel complesso una sua crescita, con un ritorno ai numeri del 2003 per quel che riguarda i traffici programmati  – ovvero circa 80 milioni di treni chilometro  – per effetto dell’aumento dei convogli nazionali e in misura maggiore di quelli internazionali. Per gli ultimi due anni tuttavia l’analisi rileva una leggera diminuzione dei treni effettivamente circolati  – pari a 52 milioni di treni-km rendicontati nel 2023 e 54 milioni di treni-km nel 2022  -, in controtendenza rispetto all’andamento della programmazione, per effetto secondo Rfi oltre che della “complessità dell’organizzazione della catena logistica”, anche dei “tanti lavori di potenziamento dell’infrastruttura” nell’ambito del Pnrr.

Dal report emerge come nel complesso i treni merci ordinari circolati sono stati 387 al giorno (27 in più rispetto al 2022), cui vanno sommati 148 treni straordinari/giorno (11 in più rispetto all’anno prima). Oltre a riscontrare un generico crescente interesse da parte delle imprese per i ‘treni merci pesanti’ (ovvero con massa rimorchiata tra le 1.600 e le 2.500 tonnellate), si osserva anche che sono stati in media 176 quelli con lunghezza superiore ai 600 metri circolati ogni settimana.

Un capitolo a sé viene dedicato nel piano al tema della puntualità dei convogli, che nel 2023 è risultata in lieve recupero. Quella ‘reale’ (calcolata facendo il rapporto tra i treni arrivati a destinazione entro 30 minuti sul totale di quelli circolati) si è attestata al 59,2%, +1,7 punti percentuali rispetto al 2022. Escludendo l’effetto dei ritardi causati da circostanze esterne a Rfi e alle imprese ferroviarie (suicidi, avverse condizioni meteo, terremoti e così via), il parametro sale invece al 66,4%, con un miglioramento di 2,3 punti percentuali sull’anno prima.

Nel piano commerciale di Rfi viene inoltre offerta una fotografia delle infrastrutture dedicate al trasporto ferroviario delle merci. Secondo la società del gruppo Fs, nel 2023 tra queste si contava la presenza di 358 raccordi privati  – allacciati o appoggiati a 176 stazioni –, con il 20% del totale che però conta per l’80% dei traffici. Tra le regioni più connesse si ritrovano, prevedibilmente, Lombardia e Veneto (55 ognuno), Piemonte (50), Emilia Romagna (44), Toscana (37). In fondo alla classifica invece la Calabria, la Basilicata e l’Umbria (ognuna con 3 raccordi), mentre la lista è chiusa dalla Sardegna dove non ne è presente alcuno.

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