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Economia

Italia sempre ai primi posti dell’export di macchinari agricoli

L’Unione Europea resta il primo mercato di destinazione di trattori, con il dominio in particolare della Francia

di REDAZIONE SUPPLY CHAIN ITALY
7 Ottobre 2024
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Trattore

L’imminente svolgersi della fiera Eima International – manifestazione dedicata ai macchinari agricoli, in programma a Bologna dal 6 al 10 novembre – è stata l’occasione per il settore per fare il punto anche sul mercato dell’export di questi impianti, che vede l’Italia tra i primi produttori a livello mondiale per molte delle categorie considerate.

Se il mercato interno negli ultimi anni è risultato in flessione, la domanda estera infatti si è mantenuta elevata, mantenendo su alti livelli il fatturato complessivo della meccanica agricola nazionale. In particolare il 2023 è stato chiuso con ricavi per 16,4 miliardi di euro, in crescita del 6% rispetto al 2022.

A questo risultato hanno contribuito in gran parte le esportazioni di trattrici, macchine agricole, componenti e macchine per la cura del verde, che insieme valgono il 70% in valore della produzione italiana.

Cominciando con i trattori, lo scorso anno le vendite sono calate lievemente in termini di unità (- 4,2% sul 2022, per 42.146 macchine), ma cresciute (+17%) in termini di valore, passando a un fatturato di quasi 2 miliardi di euro. Un dato che colloca l’Italia al quarto posto mondiale dei principali paesi esportatori di trattori, preceduta solo da Germania, Stati Uniti e Francia. In particolare nel 2023 le vendite verso i paesi Ue hanno segnato un +9,4% in termini di unità e un +31,5% in valore sul 2022, mentre quelle extracomunitarie sono calate del 21% in numero e dell’1,7% per volume d’affari.

Passando a considerare le altre macchine agricole (trattori esclusi), le cui vendite sono misurate in peso, il 2023 si è concluso con un -3% sotto questo parametro, a fronte di un +7,4% in valore sull’anno precedente (per 5 miliardi di euro), per effetto sia delle vendite nella Ue (+7,2%) sia extra-Ue (+7,7%). Anche in questa categoria di macchine l’Italia è il quarto esportatore mondiale, dopo Germania, Cina e Stati Uniti.

Complessivamente le due componenti hanno permesso all’Italia di raggiungere un valore complessivo dell’export 2023 pari a quasi 8 miliardi di euro (+9,8% sul 2022).

Nell’insieme, secondo una analisi riportata sulla testata specializzata Exportiamo, per la produzione italiana di agro-meccanica il principale mercato resta quello Ue. Nel 2023 i paesi comunitari hanno assorbito il 63% delle trattrici made in Italy esportate, vale a dire oltre 26.500 unità sulle 42.146 totali. Gli altri principali acquirenti delle trattrici sono stati l’Europa non Ue (16% del totale ovvero circa 6.700 macchine), e l’America (11 %, circa 4.600 unità).

Guardando ai singoli paesi, il primo partner commerciale italiano per le trattrici è la Francia (oltre 344 milioni di euro), seguita dalla Germania (252 milioni), la Turchia (182 milioni) e gli Stati Uniti (171 milioni). Tra i primi 10 figurano altri stati europei a eccezione del Sudafrica, e il valore delle esportazioni verso tali paesi è sempre in crescita rispetto al 2022.

Anche per le altre macchine agricole di produzione italiana l’Ue resta il primo acquirente, dato che nel 2023 ha assorbito il 51% del valore della produzione (gli altri paesi europei hanno acquistato un ulteriore 14%, mentre gli stati americani una quota del 22%).

In questa categoria i principali acquirenti sono gli Stati Uniti (quasi 706 milioni di euro), seguiti da Francia (632 milioni) e Germania (510 milioni). Anche gli altri principali paesi importatori di macchinari italiani sono stati europei, a eccezione del Cile.

Tra le principali tendenze in atto, l’analisi rileva la crescita degli acquisti di trattrici negli Usa (dal 2021 al 2023 passate da 2.981 a 3.052 unità per + 61 milioni di euro), accompagnata anche da un aumento delle venite di macchine agricole (tra 2021 e 2023 + 200 milioni di euro). Nei primi quattro mesi di quest’anno gli Stati Uniti hanno intensificato l’interscambio con l’Italia, superando la soglia dei 320 milioni di euro (+7,6% sullo stesso periodo del 2023), per una quota parti al 14,5% che li rende il primo partner commerciale per il comparto agromeccanico davanti a Francia e Germania. Secondo i dati di FederUnacoma, nel primo quadrimestre gli Stati Uniti nel dettaglio hanno aumentato le importazioni di attrezzature e macchine operatrici (+12,6% per 250 milioni di euro), mentre hanno diminuito lievemente l’import di trattrici (-6,7% per 71,2 milioni).

Tra i paesi in crescita anche il Brasile, di cui l’Italia è il decimo fornitore di mezzi agricoli, dietro – tra gli altri – a Germania, Finlandia, Svezia, Belgio e Francia. Dal 2021 al 2023 le esportazioni di trattrici nel paese sono cresciute di 2,5 milioni di euro (+ 12 unità), mentre l’export di macchine agricole ha segnato un +4,9 milioni di euro, nonostante la lieve flessione delle quantità esportate.

Un mercato promettente è poi quello africano, che attualmente assorbe il 5% dell’export totale di trattrici.

Attualmente, secondo Exportiamo, il comparto guarda con interesse a stati come Nigeria, Kenya e Ghana che rappresentano mercati piccoli ma in espansione. Già dal 2021 al 2023 le esportazioni italiane di trattrici sono aumentate di 69 unità in Nigeria e di 42 unità in Ghana.

Sudafrica e Marocco, entrambi importatori di oltre mille trattori nel 2021, restano mercati importanti per i costruttori italiani, nonostante le flessioni dell’export registrate nel 2023, nel secondo paese in particolare per una modifica del regime Iva che ha penalizzato gli acquisti. L’Italia è comunque risultata essere il secondo fornitore del paese con una quota di mercato del 12,4% e un valore dell’export pari a 18 milioni di euro e in aggiunta il mercato marocchino dovrebbe tornare a crescere già nel 2024.

Risulta invece un mercato minore, data la presenza di importanti produttori locali, quello asiatico, dove l’Italia vende solo il 3% dei propri prodotti di settore (per 33 trattori ceduti in Cina e 2 in India nel 2023). Tuttavia delle opportunità potrebbero arrivare da Thailandia e Indonesia, data la loro relativa indipendenza dai blocchi politici di Cina e Usa.

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