Federlogistica: “Una cabina di regia tra associazioni ed enti contro i danni dei dazi”
L’associazione stima una possibile perdita di 15 miliardi di export, che graverà in particolare su agroalimentare, meccanica, farmaceutica

Di fronte all’ultimo annuncio del presidente Usa Donald Trump sull’applicazione di dazi del 30% alla Unione Europea, la risposta deve essere l’avvio urgente di “una cabina di regia interassociativa sulla logistica, che coinvolga le principali rappresentanze dell’autotrasporto, della logistica integrata, dello shipping, della blue economy, del commercio, dell’industria e gli enti pubblici preposti come dogane, ministeri, enti di controllo”. Ad auspicarne la creazione è stato il presidente di Federlogistica Davide Falteri, auspicando che questo strumento possa aiutare ad affrontare “in modo strutturato e strategico gli effetti delle tensioni commerciali globali”.
Due i compiti fondamentali del nuovo gruppo di lavoro: “Da un lato monitorare gli effetti dell’aumento dei dazi su porti, noli, prezzi ed export, per attivare contromisure a difesa della filiera logistica nazionale; dall’altro, trasformare l’eliminazione dei costi extra – burocrazia in primis – in un obiettivo prioritario. Non possiamo più permettere che siano le nostre inefficienze a fare da zavorra mentre il mondo corre”.
Questa dunque la risposta auspicata da Federlogistica, pur nella consapevolezza della grande incertezza che pervade la materia anche considerato che già annunci simili sono stati ritirati da Trump in passato. “Non possiamo più permetterci di subire passivamente il gioco della speculazione internazionale. Annunci e smentite mandano in tilt i mercati e arricchiscono pochi, mentre le economie reali, come quella italiana, rischiano di perdere miliardi”.
Nel concreto, secondo Falteri la misura annunciata dal presidente Usa “effetti gravissimi su tutta la catena logistica e produttiva europea, colpendo in particolare l’Italia, con una possibile perdita di 15 miliardi di export, 10 miliardi di PIL e 178.000 posti di lavoro in fumo, soprattutto nel Mezzogiorno. Agroalimentare, meccanica, farmaceutica: sono i nostri settori d’eccellenza a pagare il prezzo più alto”.
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