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Ricerche & Studi

Più brevi, più ‘stretti’: come evolvono i contratti tra committenti e fornitori di servizi logistici

Si approfondisce il livello di indicizzazione, mentre gli impegni tra le parti sono sempre più bidirezionali

di REDAZIONE SUPPLY CHAIN ITALY
17 Novembre 2025
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Milano – I contratti tra le aziende committenti di servizi logistici e i loro fornitori stanno (inaspettatamente) diventando in media leggermente più brevi, ma le relazioni che regolano stanno divenendo sempre più strette.
Questo ha rilevato, in estrema sintesi, la ricerca annuale dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano, quest’anno dal titolo ‘Intelligenza (artificiale e umana) per il futuro della logistica’, presentata nei giorni scorsi.

Il primo dato, il più inaspettato, è anche però quello a cui dare meno peso. Secondo lo studio si è assistito a una leggera flessione della durata media dei contratti, per effetto di una ricerca di flessibilità da parte sia dei committenti che dei fornitori. Nello specifico, per i contratti di trasporto si è scesi tra 2025 e 2024 da una media di 1,7 a una di 1,6 anni, per quelli di magazzino da 3,4 a 3 anni, mentre quelli – dalla portata più ampia – di strategic outsourcing si passa da 3,8 a 3,4 anni. “È necessario però distinguere tra la durata dei contratti e quella delle relazioni, spesso più lunga” ha puntualizzato Damiano Frosi, direttore dell’Osservatorio.

In ogni caso, un aspetto a cui non conviene dare una importanza eccessiva considerato che moltissimi altri elementi stanno segnalando l’instaurarsi di rapporti sempre più stretti e articolati tra committenti e fornitori.

Un ambito di forte evoluzione è quello del ‘livello di indicizzazione’ delle intese. La ricerca ha evidenziato come sia in crescita il numero di elementi indicizzati nei contratti (tendenza osservata nel 74% di quelli di trasporto e nel 68% di quelli per servizi di magazzino). Parallelamente è anche però migliorata l’accuratezza di queste indicizzazioni (visibile ad esempio nell’aumento della frequenza di raccolta dei dati e nell’aggiornamento delle formule di calcolo), nello specifico nel 52% dei casi di quelli di trasporto e nel 68% di quelli di magazzino.

Guardando da vicino ai contratti di trasporto, la ricerca rileva che ormai la quasi totalità (96%) presenta meccanismi di indicizzazione al costo del carburante. Sebbene l’81% presenti indicizzazioni al costo del gasolio, un buon 15% comprende anche collegamenti a carburanti alternativi. Restando nell’ambito dei contratti di trasporto, altri elementi considerati sono gli indici Istat (70%) e i costi del Ccnl (39%), percentuali che salgono (rispettivamente al 79% e 74%) per i contratti relativi ai servizi di magazzino. Tra questi, una certa considerazione (19%) viene data anche ai costi dell’energia, mentre per entrambi i contesti – trasporto e magazzino – vengono trattati in via residuale elementi come il costo delle quote Ets, dei pedaggi autostradali, di manutenzione, del prezzo del legno (più significativo per chi movimenta pallet) e di assicurazione

Nei contratti – è questo un altro dato interessante – si fa inoltre sempre più largo la gestione del rischio, ad esempio con la crescente presenza di clausole di recesso per inadempienze a favore non solo del committente (63%) ma anche del fornitore (57%). La ricerca riscontra inoltre la sempre maggiore presenza di polizze assicurative (46%) e fideiussioni a carico del fornitore (41%). Più di tutto è presente però una chiara regolamentazione delle attività e dell’uso degli asset (86%), con una sempre maggiore formalizzazione delle procedure operative e delle responsabilità di ognuno. Da segnalare anche che una quota di contratti (16% dei casi) risulta ora certificata da enti riconosciuti.

Altro tema di rilievo in questo ambito è quello della compliance. Nell’81% dei casi, si riscontra un aumento nelle richieste da parte dei committenti in relazione alla verifica dei fornitori (per il 56% le verifiche sono estese ai subfornitori). Nell’ambito specifico della fornitura di servizi di gestione di magazzino, la richiesta di documentazione sui subfornitori sale però all’84% dei casi (nel 28% dei casi basta una autocertificazione, ma nel 44% la richiesta riguarda la condivisione della totalità dei documenti).

Il tema della condivisione sempre più va (77% dei casi) va riguardare anche le informazioni, e ora in via bidirezionale. Ora cioè, riscontra la ricerca, le parti non si scambiano più solo le previsioni sui volumi, ma anche la capacità logistica disponibile lato fornitore – nella consapevolezza di entrambe le parti di quanto questa sia una risorsa finita – nonché informazioni sull’impatto ambientale delle prestazioni (22% nei contratti di trasporto, 20% servizi di magazzino).

I contratti della logistica, infine, sempre più (59% dei casi, contro il 25% del 2017) formalizzano la necessità di continuous imporvement, in alcuni casi (33%) arrivando a definirlo in un allegato ad hoc. In particolare si cita l’organizzazione di incontri periodici tra committenti e fornitori (per allineamento e risoluzione delle criticità), l’avvio di progetti congiunti, l’impegno del fornitore a ridurre la tariffa nel corso della relazione e a proporre nuove iniziative, nonché l’impegno a realizzare insieme percorsi formativi.

F.M.

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