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Ricerche & Studi

Bcg: “La crisi in Mar Rosso costa caro agli scambi commerciali”

Secondo un white paper appena pubblicato i costi di trasporto sarebbero quadruplicati rispetto a ottobre 2023

di Redazione SUPPLY CHAIN ITALY
24 Ottobre 2024
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Transit time e ‘time to market’ più lunghi, prezzi delle spedizioni più cari e logistica da riorganizzare. A distanza di un anno sono questi gli impatti che la crisi del Mar Rosso ha avuto sul commercio globale, quadruplicando i costi di trasporto rispetto a ottobre 2023 secondo la società di ricerca e analisi Bcg. Gli attacchi Houthi lungo lo stretto di Bab el-Mandeb, dove transita il 12% del commercio mondiale e il 40% delle merci tra Asia ed Europa, hanno reso questa rotta difficilmente praticabile, costringendo le compagnie di navigazione a dirottare le navi attraverso il Capo di Buona Speranza e incrementando i tempi di transito fino a 10 giorni.

Un nuovo white paper intitolato ‘What’s Next for Container Shipping in the Red Sea Crisis‘ appena pubblicato da Bcg aggiorna gli scenari già delineati lo scorso marzo, individuando nuove sfide e opportunità che il settore deve affrontare in questa fase critica. “Il prolungarsi della crisi del Mar Rosso conferma quanto il sistema logistico globale sia vulnerabile alle crisi geopolitiche, portando l’industria alla necessità di investire in strategie di resilienza” afferma Gabriele Ferri, managing director e partner di Bcg. Lo stesso sottolinea che “il futuro delle rotte commerciali tra Asia ed Europa dipende dalla capacità dell’industria di adottare approcci più flessibili e adattivi, diversificando le opzioni di trasporto, investendo in nuove tecnologie per consentire ottimizzazione dinamica di rotte e prezzi e migliorare l’efficienza complessiva. Allo stesso tempo, per i produttori, si rende necessario sviluppare soluzioni a lungo termine, come la rilocalizzazione (totale o parziale) della produzione e una maggiore integrazione tra trasporto marittimo e aereo per garantire una continuità operativa”.

Lo scenario per cui le rotte commerciali sono state dirottate verso il Capo di Buona Speranza ha portato, secondo Bcg, a un aumento del 30% nei tempi di trasporto e a un innalzamento delle tariffe di spedizione fino a sette volte rispetto ai livelli precedenti la crisi. Il nuovo paper appena pubblicato non prospetta dei miglioramenti rapidi ma, al contrario, prevede che la crisi possa protrarsi fino al 2026, con ulteriori impatti sul commercio globale. I porti lungo la costa occidentale dell’Arabia Saudita, come Jeddah e King Abdullah Port, sono tra i più colpiti, con una drastica riduzione delle attività di trasbordo. Al contrario, alcuni porti alternativi, come quelli di Dubai, Mundra in India, e Columbo nello Sri Lanka, hanno beneficiato di un aumento del traffico marittimo, ma la pressione sulle infrastrutture rimane elevata. I porti del Mediterraneo, soprattutto quelli posizionati nella parte orientale, sono improvvisamente diventati periferici rispetto alla rotta principali Asia – Europa che prima attraversava Suez ora circumnaviga l’Africa.

La ricerca afferma che, a proposito delle conseguenze economiche globali, le ultime stime confermano come le soluzioni adottate dalle compagnie di navigazione, vedi l’aumento della capacità e la velocizzazione delle navi, sono ormai esaurite. “Il traffico attraverso il Mar Rosso ha subito un forte calo, mentre le tariffe di trasporto sono salite in modo drammatico” dicono da Bcg, anche se in realtà negli ultimi mesi i noli per le spedizioni dei container si sono quasi dimezzate rispetto alla prima metà del 2024. Un container da 20 piedi dalla Cina all’Italia oggi paga meno di 3.000 dollari ma la ricerca in questione sottolinea che “le aziende devono affrontare costi operativi insostenibili e tempi di consegna più lunghi, compromettendo la continuità delle catene di approvvigionamento globali”.

Il paper analizza i tentativi di diversificare le rotte attraverso corridoi come l’India-Medio Oriente-Europa, percorsi che tuttavia non offrono soluzioni immediate per ridurre i ritardi. Anche l’uso del trasporto aereo, che ha visto un aumento delle spedizioni dall’Asia agli Emirati Arabi Uniti per la distribuzione in Europa, non riesce a compensare l’impatto sulle merci a basso valore e alto volume, che dipendono principalmente dal trasporto marittimo.

Bcg offre dunque un aggiornamento con quattro possibili scenari. Il primo, ‘Quiet End to Turbulent Year’, è considerato sempre più lontano e prevede che gli attacchi si riducano questo autunno in seguito alle sporadiche risposte occidentali, combinate all’esaurimento delle scorte degli Houthi. I container tornano in gran parte nel Mar Rosso, ma la normale navigazione non riprenderà prima del 2025.

Il secondo, ‘Military Escalation’, prevede l’intensificarsi degli attacchi Houthi e un’importante risposta militare da parte delle forze occidentali. Dopo un’iniziale escalation militare, il conflitto potrebbe concludersi nel 2025, con una lenta ripresa del commercio entro l’anno. In questo scenario, le compagnie di navigazione potrebbero diversificare le rotte per evitare future crisi simili, con un moderato spostamento verso corridoi commerciali alternativi.

Il terzo, ‘Muddling Through’, vede continuare gli attacchi fino al 2026, sebbene in forma ridotta. Le forze alleate non riuscirebbero a trovare una soluzione definitiva e la crisi resterebbe circoscritta al Mar Rosso. Tuttavia, l’insicurezza continuerebbe a causare perdite economiche moderate, con un parziale spostamento delle rotte commerciali verso vie alternative.

Il quarto, ‘Regional Crisis’, prevede una completa espansione del conflitto, che coinvolgerebbe l’intera Penisola Arabica. Il Bab el-Mandeb verrebbe chiuso definitivamente e tutto il traffico marittimo sarebbe deviato verso il Capo di Buona Speranza. In questo contesto, i costi di spedizione aumenterebbero ulteriormente e la regione subirebbe un impatto economico significativo, con una riduzione del 2% della domanda di trasporto dall’Estremo Oriente all’Europa e una contrazione dell’1% del PIL globale.

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