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Recovery fund: la visione strategica che manca per la logistica

“La logistica italiana ha bisogno di una visione strategica che prenda in considerazione di elevare la competitività del settore, aprire la strada al digitale e sostenere gli investimenti green. Un programma di rilancio complessivo che per il momento non è presente nei progetti allegati al Piano Nazionale per la Ripresa e Resilienza (PNRR) per l’impiego […]

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19 Ottobre 2020
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“La logistica italiana ha bisogno di una visione strategica che prenda in considerazione di elevare la competitività del settore, aprire la strada al digitale e sostenere gli investimenti green. Un programma di rilancio complessivo che per il momento non è presente nei progetti allegati al Piano Nazionale per la Ripresa e Resilienza (PNRR) per l’impiego dei circa 209 miliardi tra prestiti e fondo perduto in arrivo dal Recovery Fund”.

Questo è quanto emerso dai lavori del Think Tank della Logistica (Ttl) che raggruppa più
di 70 stakholder tra rappresentanti del mondo imprenditoriale e scientifico che hanno aderito al progetto promosso da Ebilog (ente bilaterale del settore) e coordinato dal Freight Leaders Council. Il think tank, avviato lo scorso marzo in pieno lockdown, ha studiato in questi mesi le ricadute della pandemia sulla logistica e sul trasporto delle merci, un settore che ha dimostrato, in particolare in questi mesi di crisi sanitaria, di rivestire un ruolo cruciale e strategico per l’economia del Paese e per l’intera collettività.

Una nota di Freight Leaders Council dice: “Il Recovery fund appare come una grande occasione per dare alla logistica italiana strumenti più innovativi e un sostegno appropriato allo sviluppo delle potenzialità imprenditoriali per un settore oramai legato alla competitività della produzione e dell’export del made in Italy. Nei progetti presentati dal Governo – secondo i partecipanti al Ttl – spiccherebbero molti interventi infrastrutturali, alcuni anche in stand by da anni, ma mancherebbe un quadro d’insieme che metta a sistema le proposte e fornisca anche un livello di priorità”.

In particolare, gli esperti chiedono strategie definite per aumentare la capacità del sistema della logistica italiana, per stabilizzare la liberalizzazione del mercato, per ampliare le opportunità di business degli operatori, per aumentare il tasso di digitalizzazione e sostenibilità ambientale del settore, due aspetti che peraltro rientrano tra i criteri individuati dall’Europa per il finanziamento dei progetti nell’ambito di Next Generation Eu. Tra le azioni strategiche appare anche la detassazione sugli investimenti, la riduzione del costo del lavoro e un piano mirato ad elevare la formazione nel settore che oggi sconta una grave carenza di personale qualificato. Tra le proposte operative emerse dal confronto, la piena efficienza della Piattaforma Logistica Nazionale Digitale, l’avvio sul territorio italiano della sperimentazione del platooning, dei veicoli a guida autonoma e delle smart road, l’aumento della capacità dei porti, investimenti sul cargo ferroviario che consentano di incrementarne i flussi, una dotazione terminalistica adeguata, strumenti premiali per lo shift modale, sburocratizzazione e digitalizzazione dei servizi amministrativi, incentivi per gli investimenti sostenibili, interventi infrastrutturali più veloci con il modello Genova, la creazione di un archivio nazionale delle strade per colmare un gap informativo, ma anche per programmare una manutenzione più attenta della rete stradale esistente. Non ultimo, un’accelerazione sull’obbligo di condivisione dei dati sulla mobilità, una vera e propria base per lo sviluppo dell’informazione e la digitalizzazione dei flussi logistici. Le osservazioni e proposte del TTL sono state rielaborate in un documento che verrà inviato alle istituzioni e al Parlamento.

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