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Calvini (Madi Ventura): “Costretti al reshoring per l’inaffidabilità del trasporto marittimo”

Genova – Uno dei maggiori importatori italiani di frutta secca ha chiesto al trasporto marittimo containerizzato maggiore affidabilità, anche a fronte se necessario di noli elevati, perché le criticità attuali non lasciano altra scelta che procedere al reshoring della produzione e a un ridisegno degli approvvigionamenti. In taluni casi hanno reso più conveniente riportare in […]

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30 Maggio 2022
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Nave – terminal container

Genova – Uno dei maggiori importatori italiani di frutta secca ha chiesto al trasporto marittimo containerizzato maggiore affidabilità, anche a fronte se necessario di noli elevati, perché le criticità attuali non lasciano altra scelta che procedere al reshoring della produzione e a un ridisegno degli approvvigionamenti. In taluni casi hanno reso più conveniente riportare in Italia l’attività di confezionamento dei prodotti che ora giungono alla rinfusa da dove prima invece arrivavano già pronti da vendere.

L’azienda in questione è la genovese Madi Ventura, il cui amministratore delegato Giovanni Calvini, parlando in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione Anpan, ha detto: “Madi Ventura è una realtà che da sola vale il 10% del mercato italiano di frutta secca con 18.000 tonnellate di prodotti importati ogni anno, di cui 15.000 trasportati via mare prevalentemente dalle coste occidentali del Nord America e dall’Asia.

Questo il racconto delle criticità logistiche con cui Madi Ventura si è trovata a dover fare i conti recentemente: “A dicembre si era bloccata tutta la supply chain, una ventina di container sono rimasti bloccati e alcuni stanno arrivando ora, con 5/6 mesi di transit time. Per fortuna era merce non deperibile” ha detto Calvini. Che ora dice di temere “la prossima onda lunga che ci sarà post-lockdown a Shanghai. Mentre nella west coast statunitense c’è un problema nel problema: il rinnovo contrattuale dei portuali che tradizionalmente fanno delle battaglie che paralizzano gli scali”.

Negli ultimi due anni un’azienda come Madi Ventura si è trovata a dover fare i conti con noli marittimi triplicati o quadruplicati ma quello sembra non essere nemmeno il problema maggiore: “Quello che più preoccupa è l’affidabilità e l’efficienza dei servizi di linea nel trasporto marittimo. Il peggioramento del servizio è emerso da quando sono nate le alleanze armatoriali; dove prima potevamo contare su 4-5 partenze a settimana, ora non si può più. Quando si riduce la possibilità di imbarcare si è di fronte a un grande problema” ha spiegato l’imprenditore genovese.

Le criticità della logistica via mare rimettono in discussione e comportano stravolgimento anche nel modo di fare business: “Ad esempio per le noci – ha proseguito Calvini – il consumo va fino a fine dicembre, ma oggi non si riesce ad avere la merce entro fine novembre a disposizione per cui quest’anno non abbiamo potuto importarle. Se avessi pagato il doppio del nolo ma avessi avuto la certezza di poterla spedire avrei perso meno soldi perché è stata acquistata merce che poi non si è potuto trasportare”.

Il vertice di Madi Venture ha definito un range di costo sostenibile per i noli marittimi compreso dai 1.200 a 7.500 dollari perché “nel tempo il modo di gestire gli extra costi si potrebbe trovare”, ma serve “trovare un punto d’incontro rispetto ai valori odierni” che hanno raggiunto livelli difficilmente sostenibili nel lungo periodo. Con conseguenze significative: “Stiamo rivedendo le supply chain in termini di punti d’origine; questi fenomeni ci spingono a fare reshoring. Non solo: con le nuove tecnologie si possono coltivare in Italia frutti tropicali che una volta sarebbe stato impensabile per cui fra qualche anno potrebbero non esserci più traffici che finora arrivavano ad esempio dal Sud America via mare”.

Altro fattore che ha peggiorato il servizio offerto dalle shipping line è il gigantismo navale: “I porti italiani non sono in grado di gestire navi da 15-20.000 Teu” ha sentenziato l’imprenditore genovese. “Alle criticità crescenti in banchina a volte bisogna pure aggiungere 2/3 settimane perché mancano spazi per le verifiche doganali, oppure perché un regolamento è cambiato, o altro ancora. È necessario che tutti mettano al centro il servizio; è ancora più importante del nolo”.

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Giovanni Calvini

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