Segnali di declino per la ”Amazonizzazione” dell’e-commerce
Il fenomeno della ‘Amazonizzazione’ dell’e-commerce – espressione con cui si intende il crescere delle aspettative dei consumatori rispetto alla rapidità delle consegne di prodotti acquistati on line, spesso però non accompagnato dalla consapevolezza dei processi logistici sottostanti, né tantomeno dalla disponibilità a pagarli in modo adeguato – potrebbe essere giunto a una battuta d’arresto. I […]
Il fenomeno della ‘Amazonizzazione’ dell’e-commerce – espressione con cui si intende il crescere delle aspettative dei consumatori rispetto alla rapidità delle consegne di prodotti acquistati on line, spesso però non accompagnato dalla consapevolezza dei processi logistici sottostanti, né tantomeno dalla disponibilità a pagarli in modo adeguato – potrebbe essere giunto a una battuta d’arresto.
I segnali di un suo declino arrivano per il momento dagli Stati Uniti e sono stati raccolti dal Wall Street Journal, che ha parlato di un “rallentamento della corsa dello shopping online”, citando a sostegno di questa ipotesi alcune recenti rilevazioni.
Se la logistica del capriccio (come anche questo fenomeno è stato ribattezzato da chi vuole mettere in evidenza l’impulsività di certi acquisti on line) è esplosa durante l’emergenza pandemica, in particolare nei periodi di lockdown, spingendo gli operatori a investire in soluzioni e asset per le consegne di ultimo miglio, ad oggi le aspettative dei consumatori sono calate, anche per via di un ritorno agli acquisti negli store fisici.
Una prima indicazione di questa inversione di tendenza arriva dalla stessa Amazon (che pure è stata l’ideatrice del servizio Prime), la quale ha riferito di aver visto aumentare, da parte degli acquirenti attivi sul marketplace, la preferenza per la possibilità di ricevere le proprie consegne in modo aggregato e in un unico giorno della settimana, ottenendo peraltro anche un credito di 1,5 dollari a ordine. Pur non avendo svelato quanti siano i clienti che ad oggi si avvalgano di questa opzione, un portavoce del gruppo ha segnalato che il numero di colli inviati in questo modo è raddoppiato dal 2020.
Rilevazioni effettuate da Shipstation, società per la gestione di ordini e consegne parte del gruppo Auctane, indicano inoltre che nell’ultimo anno un numero via via minore di acquirenti (dal 29% al 22%) dica di ritenere la rapidità delle consegne come un fattore chiave nell’acquisto, mentre parallelamente tra i consumatori appare cresciuta (dal 33% al 41%) l’attenzione ai costi del trasporto. Secondo una indagine della società di consulenza Shipmatrix, infine, l’85% dei prodotti acquistati on line viene scartato e utilizzato dall’acquirente solo “alcuni giorni” dopo la consegna.
Secondo il Wsj, accanto al declino dell’interesse dei consumatori per le consegne ultra-rapide, tra i venditori, in particolare più piccoli, si sta facendo strada anche una comunicazione più trasparente rispetto ai costi del trasporto, sollecitata probabilmente anche dagli aumenti che grandi integratori come Dhl hanno introdotto negli ultimi mesi.
F.M.