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Economia

Si arresta a fine 2023 la corsa al friendshoring

Unctad riscontra una maggior diversificazione negli scambi tra paesi nell’ultimo trimestre dello scorso anno

di REDAZIONE SUPPLY CHAIN ITALY
25 Marzo 2024
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Il fenomeno del friendshoring, che ha caratterizzato l’intero 2023, ha subito una inversione di tendenza nell’ultima parte dell’anno. Lo mostra l’ultimo Global Trade Update dell’Unctad. Nel report precedente, l’agenzia Onu aveva puntato un faro su questa tendenza evidenziando come dalla fine del 2022 fosse in atto una riconfigurazione del commercio internazionale sotto la spinta delle crescenti tensioni e crisi geopolitiche. Il ridisegno delle relazioni, secondo l’analisi, non aveva modificato però le relazioni in senso geografico, ovvero non si era tradotto né in far-shoring né in near-shoring (allontanamennto o avvicinamento dei luoghi di approvvigionamento), bensì nell’affermarsi di relazioni tra paesi vicini dal punto di vista politico, alleati o amici. Questa tendenza si stava traducendo anche in un calo della diversificazione dei partner commerciali e di contro in una maggiore concentrazione delle relazioni di scambio lungo alcune tratte maggiori.
Un fenomeno che però ora sembra aver vissuto una inversione di marcia. Guardando all’ultimo trimestre del 2023, è infatti evidente come il friendshoring sia lievemente calato e parallelamente sia scesa più bruscamente la tendenza alla concentrazione delle relazioni di scambio e alla riduzione dei partner. Allo stesso tempo, il nearshoring vive un leggero aumento.

Restando nell’ambito delle relazioni bilaterali tra paesi, il report di Unctad evidenzia come nell’intero 2023 (rispetto all’anno precedente) sia aumentata la dipendenza della Russia dalla Cina (+7,1%), quella dell’Ucraina dalla Ue (+5,8%) e quella del Brasile dalla Cina (+3%). Guardando in particolare alla Unione Europea, risultano aver aumentato la loro dipendenza da questa il Regno Unito (+1,6%), l’India (+1,%) e gli Stati Uniti (+1%). Nello stesso anno si sono invece allentati i rapporti di dipendenza commerciale della Russia dalla Ue (del 5,3%, mentre in direzione opposta la perdita è dell’1,6%), degli Usa dalla Cina (-1,2%) e del Brasile dagli Stati Uniti (-1,1%).

F.M.

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