La guerra dei dazi è iniziata fra Usa, Canada, Messico e Cina
Introdotte da Trump le imposte sulle importazioni che aveva promesso. Presto toccherà anche l’Europa

La scure dei dazi di Donald Trump si sta per abbattere su Messico, Canada e Cina, responsabili – secondo la versione della Casa Bianca – “dell’invasione di migranti e di fentanyl che sta uccidendo migliaia di americani”: dal primo febbraio sono scattate infatti le tariffe del 25% contro i Paesi vicini degli Stati Uniti e del 10% contro Pechino.
Ma a tremare sono anche i Brics: il presidente americano è tornato a minacciarli, brandendo tariffe al 100% se creeranno una loro valuta o ne sosteranno una alternativa al dollaro. Pure all’Unione europea ha dato un messaggio chiaro: “Ci ha trattati male, imporrò dazi sicuramente anche a lei”.
Nell’immediato, comunque, Trump vuole mantenere la sua promessa di colpire il Canada e il Messico responsabili, a suo avviso, del flusso di fentanyl negli Stati Uniti, oltre che degli arrivi di migranti. Smentendo le indiscrezioni dell’ultim’ora di trattative in corso e di un ripensamento con un possibile posticipo al primo marzo, la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha fatto chiarezza: le tariffe “scattano” dal 1 febbraio.
Il commander-in-chief ha poi spiegato nello Studio Ovale quali saranno i prodotti colpiti: prima acciaio e farmaceutici dal primo febbraio, poi microchip, petrolio e gas dal 18 febbraio. Trump ha parlato di dazi anche su “medicine, alluminio e rami”, ma non ha precisato i tempi. Quanto alle eventuali risposte di Canada, Messico e Cina, il presidente americano ha avvertito che “i dazi non sono armi per negoziare”. Poi ha ammesso che la sua decisione potrebbe creare “qualche problema a breve termine” agli Stati Uniti. “Ma gli americani capiranno”.
Immediata la reazione dei vicini canadesi che, nelle parole del premier Justin Trudeau, si sono detti pronti a rispondere con “forza e immediatamente. Non è quello che vogliamo ma, se andrà avanti, agiremo anche noi”.
Ma Trump tira dritto sostenendo che “non c’è niente che Canada, Messico e Cina possano fare” per evitare i dazi. Durante la guerra commerciale scoppiata fra Stati Uniti e Canada nei primi quattro anni alla Casa Bianca di Trump, Ottawa rispose imponendo tariffe sul succo d’arancia della Florida, sul whisky e sul bourbon. La stessa strada potrebbe essere seguita anche in questa occasione.
Canada, Messico e Cina non sono rimasti a guardare. A poche ore dalla firma di Donald Trump sull’ordine esecutivo dei dazi, il premier canadese Justin Trudeau ha annunciato misure di ritorsione del 25% su beni statunitensi per un valore di oltre 100 miliardi di dollari, la presidente messicana Claudia Sheinbaum ha promesso una reazione proporzionata e il ministero del Commercio cinese ha dichiarato che presenterà una causa contro gli Stati Uniti presso l’Organizzazione mondiale del commercio nonché l’adozione di “contromisure corrispondenti”.
E mentre la guerra dei dazi è ormai entrata nel vivo sul fronte nordamericano e quello asiatico, l’Europa nel mezzo si prepara ad affrontarla con una risposta dura.
Il Canada è stato il primo dei tre Paesi colpiti dal tycoon a reagire con una conferenza stampa di Trudeau che ha annunciato un primo giro di dazi al 25% per un valore di 30 miliardi di dollari canadesi, seguito da ulteriori misure per un valore di 125 miliardi nell’arco di settimane. “Certamente non stiamo cercando l’escalation, ma difenderemo il Canada, i canadesi e i posti di lavoro canadesi”, ha assicurato il premier in uscita spiegando che le tasse si applicheranno a beni di uso quotidiano come birra, vino, frutta, verdura, elettrodomestici, legname, plastica e altro. Trudeau ha quindi avvertito che il conflitto commerciale avrà000 ‘conseguenze reali’ per i canadesi ma anche per gli americani, tra cui perdita di posti di lavoro, costi più elevati per cibo e benzina, potenziali chiusure di stabilimenti di assemblaggio di automobili e accesso impedito a nichel, potassio, uranio, acciaio e alluminio canadesi”.
Ottawa, come la Cina, ha inoltre annunciato che farà causa agli Stati Uniti presso l’Organizzazione mondiale del Commercio.
“Respingiamo categoricamente la calunnia della Casa Bianca che accusa il governo messicano di avere alleanze con organizzazioni criminali”, ha scritto la leader su X parlando di prossime “misure doganali” contro Washington e accusando a sua volta i produttori di armi americani di fare affare con “questi gruppi criminali” in Messico. Più moderata la risposta di Pechino, comunque risparmiata da Trump con dazi del ‘solo’ 10%, che ha lasciato aperta una finestra per il dialogo e il compromesso. Intanto il presidente americano ha, alla fine, ammesso quello che gli esperti andavano dicendo da settimane e cioè che le tariffe avranno delle conseguenze dirette sugli americani. “Ci sarà qualche sofferenza? Sì, forse (e forse no!)”, ha scritto su Truth il presidente americani. “Ma renderemo l’America di nuovo grande, e ne varrà la pena”.
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER GRATUITA DI SUPPLY CHAIN ITALY