Crescono le vendite estere di prodotti bio italiani (+7%)
Secondo Nomisma un terzo delle aziende che ancora non esporta conta di farlo nei prossimi 2-3 anni

La crescita del biologico italiano prosegue dentro e, ancora di più, fuori dai confini del paese. Lo confermano i dati presentati da Nomisma a Sana Food – Rivoluzione Bio 2025, manifestazione fieristica dedicata ai prodotti bio e naturali che si chiude oggi a Bologna.
Nel dettaglio, nel 2024 le vendite alimentari di prodotti di questo tipo sul mercato interno hanno superato i 6,5 miliardi di euro, con una progressione del 5,7% sull’anno precedente, mentre quelle estere hanno toccato i 3,9 miliardi di euro segnando un +7% rispetto al 2023. Rispetto al 2014 la crescita è del 174%.
A trainare lo sviluppo del mercato interno, segnala Nomisma, sono prevalentemente i consumi domestici (per 5,2 miliardi di euro), mentre si ridimensiona il ‘fuori casa’ che si attesta a 1,3 miliardi di euro. Guardando invece all’export, l’analisi, condotta su 336 imprese italiane, indica come principali destinazioni la Germania, la Francia, la Scandinavia, il Benelux e gli Stati Uniti.
Anche le prospettive per l’export del settore sono decisamente promettenti, considerato che circa un terzo delle aziende italiane del comparto che oggi non esporta bio, secondo l’indagine, prevede di farlo nei prossimi 2-3 anni.
Punto di forza delle esportazioni italiane di prodotti bio, secondo lo studio, è in particolare l’associazione con il Made In Italy. Il binomio bio – Italia insomma “si conferma un fattore di successo, con un’ottima reputazione e percezione sui mercati esteri” in particolare per il 49% delle aziende del settore food e per il 64% delle aziende del settore wine. L’Italia, si legge ancora nel report, è anche sul podio tra i paesi produttori bio di maggiore qualità secondo i consumatorie dei principali mercati esteri di riferimento (negli Usa il 45% cita la Penisola quando pensa al bio di qualità). E’ elevata inoltre la quota di consumatori bio stranieri interessati ai prodotti italiani, con quote che vanno dal 23% del Benelux all’85% registrato nei paesi nordici.
“I dati hanno rivelato quanto il marchio biologico rappresenti un boost per le imprese italiane nel presidio dei mercati internazionali: circa 4 su 10 sostengono che il bio abbia molto favorito il posizionamento dell’azienda oltreconfine” ha commentato Silvia Zucconi, Chief Operating Officer di Nomisma. “Ma anche l’origine italiana o territoriale è un fattore di successo indispensabile per imprese e consumatori. In questa direzione, ha concluso, l’adozione di un logo biologico Made in Italy risulta cruciale per certificare in modo chiaro l’autenticità, la qualità e l’origine dei prodotti bio italiani, non solo oltre confine”.
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