Export record (+49%) nel 2024 per il settore orafo italiano
Torino, Treviso e Vicenza sono le tre province più esposte verso il mercato Usa, che ‘pesa’ per circa un miliardo di euro

Il settore orafo ha chiuso il 2024 con un andamento positivo e un fatturato in crescita del 4,4%, in controtendenza con quanto osservato nel sistema moda (-9,1%). L’export in particolare ha raggiunto un massimo storico a 13,7 miliardi di euro (+49% in valore e +23% in quantità rispetto al 2023), grazie al balzo delle vendite verso la Turchia, da ricondurre al ruolo di hub del paese, passate da 922 milioni di euro a 5,3 miliardi. Al netto del suo apporto, l’andamento sarebbe stato del +0,9% in valore e – 6% in quantità.
I dati sono stati presentati nel corso di OroArezzo 2025, manifestazione fieristica di settore che si è chiusa ieri, nell’ambito di un incontro organizzato dal Club degli Orafi Italia in collaborazione con Intesa Sanpaolo.
Tra gli altri mercati di sbocco, è stato evidenziato il buon andamento delle vendite verso gli Emirati Arabi Uniti (+9,7%) che hanno superato per importo le esportazioni verso Stati Uniti (-10,7%) e Svizzera (-9,4%).
Guardando ai singoli territoti, quello di Arezzo si è confermato come il distretto più rilevante in termini di esportazioni, più che raddoppiate (+119%) nel 2024 a 7,7 miliardi di euro, grazie anche al maggior coinvolgimento nella crescita nel mercato turco. In crescita anche le vendite estere di Vicenza (+15%), mentre è sostanzialmente stabile il distretto di Valenza (-2%). I territori maggiormente legati al mercato turco sono Arezzo e Vicenza, ma anche al netto di questo contributo mostrerebbero crescite superiori al 7%.
Un focus particolare è stato dedicato al mercato americano, che nonostante il calo nel 2024 ha attratto export per oltre un miliardo di euro. L’Italia rappresenta il terzo partner di settore per il paese con una quota del 12% dopo India (25%) e Francia (14%). A livello territoriale le province più esposte rispetto alle vendite Usa sono quelle di Torino (22%), Treviso (18%) e Vicenza (17%).
Questa edizione dell’evento ha anche puntato l’attenzione sulla filiera di fornitura. I fattori più rilevanti nelle relazioni – secondo una indagine – si confermano la qualità delle lavorazioni (76%), il rispetto dei tempi (66%) e il rapporto qualità prezzo (51%), il tutto in un contesto di rapporti prevalentemente locali, considerato che il 73% delle imprese intervistate si approvvigiona solo in Italia.
Durante l’evento è emerso che nei mesi di gennaio e febbraio si è osservato un rallentamento nel fatturato, comunque positivo con una variazione del 2,4% a fronte di una maggiore riduzione nella produzione (-8,2%).
Nonostante le recenti evoluzioni del contesto geo-politico, complessivamente per il 2025 le attese restano positive con una quota del 21% dei partecipanti che si aspetta una crescita del fatturato (quota di poco inferiore rispetto al 25% che si era espresso in questo senso a dicembre). Maggior ottimismo si rileva per le imprese che si occupano di produzione (il 28% stima una crescita dei ricavi nel 2025) e un contributo rilevante è atteso ancora dai mercati internazionali, dove un’impresa su tre valuta di incrementare le proprie vendite. Le maggiori criticità nella domanda per le imprese di produzione sono legate al contesto interno e all’attivazione dei brand del lusso (44%), mentre per quelle del commercio le tensioni sono legate ai consumi interni (71%).
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER GRATUITA DI SUPPLY CHAIN ITALY