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Trasporti

Gli Usa impongono maxi – dazi anche su gru e altro equipment portuale cinese

Sotto i colpi dell’Ustr finiscono i mezzi ship-to-shore, ma non, “al momento”, i container

di REDAZIONE SUPPLY CHAIN ITALY
13 Ottobre 2025
Stampa
Savannah port Hapag lloyd

Nell’ambito di una più ampia revisione delle misure annunciate lo scorso aprile per potenziare la cantieristica navale Usa, la Ustr – ovvero l’Us Trade Representative, il Rappresentante per il Commercio degli Usa –  – ha svelato venerdì l’intenzione di introdurre nuovi maxi dazi su “alcuni tipi di gru ship-to-shore e di equipment per movimentazione merci” di origine o controllo cinese.

Nel dettaglio, l’ufficio governativo introdurrà tariffe del 100% sulle prime (se fabbricate o assemblate in Cina, o da aziende controllate da soggetti cinesi). Faranno eccezione solo quelle ordinate con contratti stipulati prima del 17 aprile 2025 e che entreranno nel paese prima del 18 aprile 2027. Ad oggi i dazi applicati, introdotti dall’amministrazione Biden, sono del 25% e, scrive il Wall Street Journal, non è chiaro se quelli annunciati venerdì si sommeranno a questi.

Imposizioni doganali del 150% invece saranno introdotte a carico di chassis per trasporti intermodali e loro parti. Una consultazione pubblica è inoltre stata avviata rispetto alla eventuale applicazione di una misura analoga (con dazi del valore fino al 150%) anche su altro equipment portuale di fabbricazione cinese come gru a portale su gomma, gru a portale su rotaia, reachstacker, straddle carriers, trattori portuali e relativi componenti. Eventuali commenti e considerazioni potranno essere trasmessi fino al 10 novembre.
Le tariffe su gru sts e chassis saranno entrambe operative dal 9 novembre.

Parallelamente, l’Ustr ha annunciato anche alcune modifiche rispetto a misure già annunciate. In particolare, per quelle relative alle navi di tipo car carrier, il sistema di calcolo passerà dalle Car Equivalent Units (Ceu) alle tonnellate nette, con la tariffa fissata a 46 dollari per tonnellata sulle unità costruite all’estero, applicabile fino a 5 volte l’anno per nave.

Da evidenziare che l’Ustr ha anche spiegato di non avere voluto introdurre, “al momento”, tariffe aggiuntive sui container per trasporto intermodale, “alla luce del potenziale impatto sui vettori nazionali” di questa misura.

La nuova mossa della amministrazione Trump arriva a pochi giorni dal contrattacco di Pechino, che ha annunciato come a partire da domani 14 ottobre le navi di proprietà o gestite da aziende e privati ​​statunitensi (oppure quelle costruite negli Stati Uniti o che battono bandiera statunitense) saranno soggette nei porti cinesi a tasse portuali aggiuntive. La tariffa sarà di 400 yuan (56,13 dollari) per tonnellata netta, ha dichiarato il Ministero dei Trasporti cinese, con aumenti successivi. Una iniziativa che a sua volta rappresentava una risposta alle imminenti tasse portuali Usa, in partenza pure domani 14 ottobre, sulle navi cinesi alla loro prima toccata nel paese nell’ambito di una stessa rotazione, del valore di 80 dollari per tonnellaggio netto in verso gli Stati Uniti.

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