Prologis: l’immobiliare logistico “mutato per sempre dal Covid”
La pandemia globale ha mutato per sempre il panorama dell’immobiliare logistico. A dirlo è l’ultimo report di Prologis, secondo il quale il Covid19 ha fatto sì che le decisioni riguardo la supply chain siano “diventate più olistiche, maggiormente basate sui dati e più che mai urgenti”, trainate da fenomeni quali urbanizzazione, digitalizzazione e dinamiche demografiche. […]

La pandemia globale ha mutato per sempre il panorama dell’immobiliare logistico.
A dirlo è l’ultimo report di Prologis, secondo il quale il Covid19 ha fatto sì che le decisioni riguardo la supply chain siano “diventate più olistiche, maggiormente basate sui dati e più che mai urgenti”, trainate da fenomeni quali urbanizzazione, digitalizzazione e dinamiche demografiche.
Il documento prova a distinguere tra fenomeni transitori e trend duraturi. Relativamente ai primi, nel 2021 la società immobiliare prevede un significativo aumento della spesa in attività legate all’intrattenimento, ai viaggi e agli acquisti in negozio, come reazione all’allentamento delle restrizioni.
I trend duraturi che influiscono sulla domanda di strutture immobiliari logistiche secondo la società saranno invece la crescente quota di domanda logistica legata al consumo finale, diventato il principale driver della logistica mondiale (mentre è in diminuzione quella al servizio di produzione e retail), i cambiamenti del commercio al dettaglio (con lo sviluppo da un lato dell’e-commerce e dall’altro con la necessità di riapprovvigionamento celere per i negozi fisici), la tendenza ad avere stock moderni e decentralizzati.
In particolare rispetto all’adozione dell’e-commerce, Prologis si dice convinta che questa sarà per i una scelta duratura perché “le abitudini dei consumatori restano “impresse””, perché l’online diventerà sempre più competitivo e perché al contrario i negozi fisici lo saranno sempre meno (anche perché la pandemia ha portato a numerose chiusure). In questo scenario, inoltre, secondo Prologis i clienti-locatari tenderanno più inclini a spendere cifre maggiori per gli affitti, dato che questi costituiscono una parte minore dei costi complessivi della supply chain (circa il 5%) e a volere sempre di più immobili urbani.
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