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L’industria automotive alle prese anche con la carenza di gomma naturale

Non c’è solo la carenza dei semiconduttori (tanto preoccupante da aver portato il governo Draghi ad applicare il golden power per evitare che Lpe, azienda produttrice di Baranzate, passasse in mani cinesi o da aver fatto convocare un vertice alla Casa Bianca sul tema la scorsa settimana). Ad agitare l’industria automotive c’è anche la difficoltà […]

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19 Aprile 2021
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Pneumatici

Non c’è solo la carenza dei semiconduttori (tanto preoccupante da aver portato il governo Draghi ad applicare il golden power per evitare che Lpe, azienda produttrice di Baranzate, passasse in mani cinesi o da aver fatto convocare un vertice alla Casa Bianca sul tema la scorsa settimana). Ad agitare l’industria automotive c’è anche la difficoltà di approvvigionamento della gomma naturale, necessaria per la realizzazione di pneumatici e altri elementi antivibranti ‘sotto il cofano’ dei veicoli, il cui prezzo è lievitato negli ultimi mesi fino a toccare a febbraio un picco di 2 dollari al kg (massimo degli ultimi 4 anni di rilevazioni).

A puntare l’attenzione sul fenomeno è stata nei giorni scorsi anche Bloomberg, secondo la quale il fenomeno risulta particolarmente preoccupante perché non è causato solo dalla ‘fame’ di questa materia prima da parte dei produttori cinesi ma anche da una malattia (derivata dal fungo Pestalotiopsis) che già dal 2019 sta colpendo gli alberi da cui si estrae la linfa necessaria per la produzione, coltivati in paesi come Vietnam e Thailandia, il cui ciclo di maturazione dura sette anni, rendendo quindi complicato una ripresa rapida della produzione.

Spiega la testata infatti che “mentre la gomma sintetica derivata dal petrolio è preferita per alcune applicazioni, la versione naturale ha proprietà che sono fondamentali per prodotti come guanti e nastri da imballaggio”, la cui domanda è anche aumentata durante la pandemia.

La scarsità di gomma naturale secondo la testata ha iniziato a essere osservata negli Usa nella seconda metà dello scorso anno, quando la Cina, “più grande mercato automobilistico del mondo e il principale consumatore di gomma naturale”, ha approfittato dei prezzi bassi e della ripresa della sua economia per fare acquisti massicci, che a fine 2020 sono stati in linea con quelli del 2019.

Anche se la carenza ad oggi non è grave per l’industria automotive come quella dei semiconduttori, la situazione rischia di appesantirsi perché l’industria della gomma è dominata dai piccoli proprietari, “il che rende difficile per i produttori adeguarsi rapidamente quando la domanda cambia, i prezzi fluttuano o emergono problemi della catena di approvvigionamento”.

Sul tema Bloomberg ha anche raccolto le valutazioni delle principali case automobilistiche e produttori mondiali. Mentre Ford Motor e Stellantis NV (gruppo nato dalla fusione di Fca e Psa) hanno detto di star studiando la situazione ma di non avere ancora riscontrato un impatto, General Motors ha fatto sapere di non essere preoccupata rispetto al livello delle sue scorte. Michelin ha evidenziato di aver dovuto fare ricorso al trasporto aereo per le sue spedizioni dall’Asia a causa del problema della congestione portuale, mentre per i fornitori che dipendono dalla distribuzione negli Stati Uniti, la gomma “rappresenta già una preoccupazione.

Secondo Tor Hough, fondatore della società di ricerca Elm Analytics, la situazione più in generale sta evidenziando tutti i rischi connessi alle pratiche di produzione just-in-time che sono state il ‘vangelo’ dell’industria automobilistica per decenni: “Mantenendo l’inventario snello per controllare i costi, le aziende sono vulnerabili durante i periodi di maggiore volatilità della catena di approvvigionamento”.

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