Per Nike un altro trimestre impattato dalle difficoltà della supply chain
Le difficoltà riscontrate da Nike all’interno della sua supply chain, dovute in parte anche ai transit time più lunghi per approvvigionamenti e distribuzione dei prodotti, hanno impattato anche sull’ultimo trimestre (terminato il 31 agosto scorso e corrispondente al primo dell’anno fiscale 2022). L’azienda statunitense aveva infatti già lamentato che il calo di fatturato dell’11% registrato […]
Le difficoltà riscontrate da Nike all’interno della sua supply chain, dovute in parte anche ai transit time più lunghi per approvvigionamenti e distribuzione dei prodotti, hanno impattato anche sull’ultimo trimestre (terminato il 31 agosto scorso e corrispondente al primo dell’anno fiscale 2022).
L’azienda statunitense aveva infatti già lamentato che il calo di fatturato dell’11% registrato alla fine dei tre mesi precedenti fosse dovuto agli effetti della ‘crisi dei container vuoti’ e alla congestione portuale sulle sue spedizioni.
In questa nuova occasione Nike però ha potuto vantare risultati certamente positivi: ricavi in aumento del 16% a 12,2 miliardi di dollari, vendite dirette in crescita del 28% a 4,7 miliardi, con un risultato netto di 1,874 miliardi (+23%). Tuttavia l’incrementi dei ricavi, secondo gli analisti di Refinitiv, è stato minore delle previsioni, che avevano preventivato 12,46 miliardi.
Nella conference call che ha fatto seguito alla pubblicazione dei risultati, i top manager del gruppo hanno anche spiegato che le vendite all’ingrosso, pure cresciute del 5% nel periodo, secondo la stessa azienda sono state negativamente impattate dalla minor disponibilità di inventario che si è avuta a causa del peggioramento dei transit time delle spedizioni, con problemi che si sono riscontrati nel soddisfare la domanda anche dei consumatori dell’area nordamericana, europea e del Medio Oriente, causati secondo l’azienda “primariamente da congestione portuale e carenza di forza lavoro”.
Rispetto a questo secondo punto, più nello specifico Nike ha parlato della chiusura che hanno subito alcuni suoi stabilimenti in Indonesia e che stanno ancora vivendo molti in Vietnam, dove lo stop secondo le previsioni durerà complessivamente 10 settimane e il ritorno a regime della produzione richiederà alcuni mesi. “Settimane di lavoro perse insieme a transit time più lunghi porteranno a crisi di inventario nei prossimi trimestri”. La conclusione di Nike è che nell’anno fiscale 2022 la domanda supererà la disponibilità di prodotti, in tutte le aree del mondo servite. Dal punto di vista economico-finanziario, il gruppo ha aggiunto di attendersi una crescita a una cifra dei ricavi nell’intero esercizio 2022, contro una precedente previsione di una crescita a doppia cifra (nel range basso), un risultato “dovuto esclusivamente agli impatti sulla catena di approvvigionamento”. In particolare per il secondo trimestre, la società prevede che i ricavi, dalla previsione precedente di una lieve crescita, saranno “piatti” rispetto all’anno precedente perché le chiusure di fabbrica “influiranno sui tempi di produzione e consegna per le festività natalizie e primaverili”.