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E2k Engineering spiega perchè il piazzale si fa largo al fianco degli immobili logistici

Milano – Trattato fino a poco tempo fa come un elemento di scarso interesse, il piazzale di magazzino sta oggi conquistando un ruolo da protagonista (o co-protagonista) al fianco degli immobili fuori dai quali è realizzato. Non solo perché negli ultimi tempi è spesso diventato sfondo di azioni di blocco e di rivendicazioni sindacali, ma […]

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19 Novembre 2021
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Milano – Trattato fino a poco tempo fa come un elemento di scarso interesse, il piazzale di magazzino sta oggi conquistando un ruolo da protagonista (o co-protagonista) al fianco degli immobili fuori dai quali è realizzato. Non solo perché negli ultimi tempi è spesso diventato sfondo di azioni di blocco e di rivendicazioni sindacali, ma anche per il ruolo diverso attribuitogli dallo sviluppo dell’e-commerce e dalla pandemia.

A dire la propria al riguardo è stato tra gli altri Antonio Schinardi, sicuramente uno dei maggiori esperti del tema dato che la E2k Engineering, società parte del gruppo Fbh di cui è amministratore delegato, è tra i principali general contractor attivi in Italia nello sviluppo di immobili logistici (avendo ‘firmato’ realizzazioni in alcuni dei poli più importanti dall’Interporto di Bologna, a Passo Corese, al parco di Castel San Giovanni).

“I piazzali oggi sono parte integrante del magazzino” ha evidenziato il numero uno di E2k, che ha parlato di due tendenze, quella che punta ad “abbinare all’immobile strutture esterne ben organizzate, in grado di gestire mezzi in attesa di carico o scarico o anche per lunghe soste” e quella che mira a individuare percorsi pedonali ben identificati. Quest’ultima – ha ricordato – è emersa con forza durante le fasi più acute della pandemia portando anche a modificare progettazioni già avviate in modo da poter garantire un distanziamento sociale più strutturato.

Rispetto al piazzale quale area per la sosta di mezzi, relativamente agli immobili per il last mile Schinardi ha spiegato che la sua grandezza crescente è legata al fatto di dover ospitare un numero di mezzi doppio rispetto a quelli che ‘servono’ il magazzino. “L’autista arriva con la propria auto, la parcheggia, preleva il van e quindi si sposta prima nell’area cosiddetta waiting van, infine nella loading van”. Essendo già oggi quelli in questione spesso mezzi elettrici (in prospettiva il numero ovviamente aumenterà), va da sé che i piazzali devono ormai essere anche dotati di “impiantistica significativa: ad esempio per 300 van serviranno 2 megawatt di potenza per il rifornimento durante la notte”. Al riguardo anche la ricerca dell’osservatorio, presentata dal direttore Elena Tappia, ha evidenziato come in generale il principale mutamento dei nodi logistici (non solo quindi i depositi last mile serviti da corrieri) riguardi proprio lo “yard”, con “l’installazione di soluzioni per il rifornimento di mezzi di trasporto green (elettrici/Lng/Cng)”. In particolare si prevede che tali punti aumenteranno di 5 volte rispetto ad oggi.

Tornando alla questione della sosta dei mezzi dedicati alla logistica di ultimo miglio, questa – ha evidenziato ancora Schinardi – è particolarmente delicata perché gli immobili sorgono nei pressi dei centri abitati, dove lo spazio a disposizione è ridotto e le regole delle Pubbliche amministrazioni sono severe (più in generale secondo la ricerca il 55% di depositi e piattaforme si trova entro i 20 km di distanza dai grandi centri urbani). Per questo motivo, ha concluso, gli sviluppatori stanno ora studiando e iniziando a realizzare soluzioni diverse come quella di parcheggi multipiano o anche sui tetti degli stessi magazzini.

F.M.

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