Pressione e carichi crescenti: sotto stress i delivery driver italiani
Sotto pressione per via di carichi di lavoro sempre crescenti, nonché per l’aumento di attività da espletare in un tempo via via minore. La fotografia in movimento dello stato di salute dei ‘delivery driver’ è offerta da una ricerca condotta da Scandit – società di smart data capture, ovvero di raccolta dati tramite smartphone – […]

Sotto pressione per via di carichi di lavoro sempre crescenti, nonché per l’aumento di attività da espletare in un tempo via via minore. La fotografia in movimento dello stato di salute dei ‘delivery driver’ è offerta da una ricerca condotta da Scandit – società di smart data capture, ovvero di raccolta dati tramite smartphone – su un insieme di oltre 1.200 addetti di vari paesi, tra cui anche l’Italia.
Per quel che riguarda in particolare la Penisola, dall’indagine emerge come secondo il 68% dei driver il volume delle consegne sia aumentato negli ultimi 5 anni e che la richiesta media ora prevede che siano recapitati 10 pacchi all’ora. Parallelamente, nello stesso intervallo di tempo è cambiato il lavoro degli autisti. Il 71% dichiara di dover completare le consegne in diversi punti, il 66% che gli incarichi devono essere portati a termine più velocemente e il 61% di avere più attività da dover svolgere. A generare stress nei delivery driver italiani – i più anziani del campione, con una età media di 38 anni contro una media globale di 34 – sono il traffico e gli indirizzi inaccessibili (27%), la maleducazione dei clienti (25%) e la presenza di un animale aggressivo nella proprietà (15%).
Tra le difficoltà del settore, il 42% degli intervistati indica anche un aumento negli ultimi 5 anni della carenza di personale. Il comparto risulta inoltre caratterizzato da un certo turn over, con la maggior parte dei driver (71%) che ha dichiarato di aver cambiato lavoro negli ultimi due anni (il 52% nell’ultimo anno). Molti di questi cambiamenti tuttavia sono avvenuti all’interno del settore stesso, dato che il 76% degli operatori ha detto di avere lavorato in precedenza sempre nelle delivery. La ricerca ha anche rivelato che il 23% dei driver combina questo lavoro con un altro.
Nonostante questa situazione, il settore è ritenuto ancora attraente e 9 driver su 10 raccomanderebbero il proprio datore di lavoro attuale. Tra i punti più considerati, le opportunità di lavoro flessibili e il fatto che permetta di perseguire carriere e attività diverse.
Per quel che riguarda l’Italia, la ricerca ha inoltre evidenziato una ripartizione 53%-47% tra lavoratori con contratto e lavoratori a chiamata. Indipendentemente dal loro status lavorativo, i delivery driver danno importanza a fattori quali stipendio e benefit (rispettivamente il 34% e il 25% li ritiene i parametri fondamentali per accettare un ruolo), ma anche all’equilibrio tra lavoro e vita privata (31%). Altri fattori rilevanti sono la brand reputation (33%) e infine (22%) la strumentazione tecnologica fornita per svolgere le proprie mansioni.
Rispetto agli strumenti tecnologici utilizzati, la ricerca di Scandit mostra in particolare come in Italia il 78% dei driver utilizzi uno smartphone per completare le attività di delivery (tra cui fornire una prova di consegna alla porta, verificare l’età o l’identità, e comunicare con i clienti e la sede centrale durante il turno), mentre solo il 19% di loro si serve di un dispositivo di scansione dedicato, e il 3% non utilizza alcun dispositivo.
L’indagine evidenzia come vi siano ampi margini per l’implementazione di funzionalità aggiuntive sui dispositivi in uso ai driver. Ad oggi infatti il 77% di loro non usa il proprio dispositivo per facilitare il carico del furgone, l’80% non lo usa per consegne a bordo strada e il 76% non ha abilitato la verifica dell’identità.
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