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Importazioni di acciaio: aumentano le contestazioni sull’origine

Contributo a cura degli avv. Sara Armella e Massimo Monosi * Armella & Associati studio legale Sono sempre più frequenti le contestazioni relative ai dazi antidumping sui prodotti di acciaio, soggetti anche a numerose indagini internazionali da parte dell’Organismo antifrode europeo (Olaf). Per le aziende che operano nel settore siderurgico è indispensabile un’attenta selezione dei […]

di
11 Maggio 2023
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Arcelor Mittal – autotrasporto – coil acciaio

Contributo a cura degli avv. Sara Armella e Massimo Monosi
* Armella & Associati studio legale

Sono sempre più frequenti le contestazioni relative ai dazi antidumping sui prodotti di acciaio, soggetti anche a numerose indagini internazionali da parte dell’Organismo antifrode europeo (Olaf). Per le aziende che operano nel settore siderurgico è indispensabile un’attenta selezione dei propri fornitori: la scelta della propria filiera produttiva non può prescindere da un controllo sull’affidabilità del fornitore extra-UE e sulla correttezza dell’origine doganale dichiarata.

È fondamentale, inoltre, essere in possesso di un regolare certificato di origine della merce.

Com’è noto, Olaf (Ufficio europeo per la lotta antifrode) è un organo indipendente della Commissione europea che ha il potere di svolgere, in piena indipendenza, indagini interne o esterne, nei confronti di altri Paesi terzi, con l’obiettivo di rilevare eventuali casi di frode e corruzione o altre attività illecite, che potrebbero danneggiare gli interessi finanziari dell’Unione. Dal punto di vista doganale, assumono particolare rilievo le indagini sull’origine dei prodotti, volte ad accertare possibili elusioni o evasioni dei dazi antidumping o di altre misure di salvaguardia.

I dazi antidumping assolvono una funzione sanzionatoria e di tutela del mercato, mediante un riequilibrio del prezzo del prodotto, in quanto mirano a equiparare il prezzo del bene estero, con un dazio specifico, di importo equivalente al margine di dumping praticato. Tali misure rappresentano lo strumento più utilizzato per contrastare pratiche commerciali in grado di alterare sensibilmente i mercati interni.

Negli ultimi anni sono aumentate le indagini Olaf e, di conseguenza, le contestazioni sui dazi antidumping che coinvolgono numerosi importatori UE.

Recentemente, Olaf ha avviato una nuova indagine sui tubi senza saldatura di ferro (derivanti dalla ghisa) o di acciaio (diversi dall’acciaio inossidabile) importati dalla Thailandia. Secondo l’Ufficio antifrode europeo, i prodotti realizzati dal fornitore thailandese non avrebbero subito una lavorazione sufficiente e avrebbero, pertanto, origine cinese, con conseguente applicazione di un dazio antidumping pari al 54,9% del valore della merce.

Un’altra indagine Olaf che ha interessato numerose aziende importatrici, in Italia e nell’Unione europea, è quella sui tubi di acciaio inossidabile importati dall’India. All’esito di un’inchiesta svolta sulla base di un incrocio di dati relativi alle importazioni ed esportazioni dall’India, Olaf è giunta a concludere che i prodotti importati da alcuni fornitori indiani avrebbero avuto origine doganale cinese, con conseguente applicazione di un dazio antidumping pari al 71,9%.

Dal punto di vista probatorio, assume fondamentale rilievo il certificato di origine non preferenziale. Tale documento è rilasciato dalle autorità competenti del Paese terzo da cui provengono i prodotti, in genere dalla Camera di Commercio. I certificati di origine sono redatti sulla base del formulario approvato dal legislatore europeo con tutte le indicazioni per l’identificazione della merce cui si riferiscono e sono rilasciati dalle autorità pubbliche competenti, all’esito di una specifica valutazione e prima che i prodotti siano dichiarati per l’esportazione verso il Paese terzo (all. 22-14 e art. 57, par. 3, Reg. 2447/2015, RE).

Se il fornitore ha regolarmente ottenuto, dando piena garanzia dell’origine della merce da esportare, regolari certificati di origine della merce dalla Camera di Commercio, la pretesa dell’Agenzia delle Dogane deve ritenersi illegittima. Al fine di contestare l’origine documentata nel certificato estero, infatti, la Dogana deve porre in essere una puntuale e completa istruttoria per dimostrare la diversa origine.

Per evitare di incorrere in una contestazione doganale è essenziale anche un’attenta e accurata selezione dei propri fornitori. Verificare che il produttore rispetti gli standard previsti dalla normativa internazionale e che sia dotato di certificazioni rilasciate da enti certificatori indipendenti che ne attestino la capacità produttiva rappresenta uno strumento indispensabile per gli importatori.

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