Pnrr e treni merci: da Assofer e Fermerci allarmi e richieste per il futuro
In audizione al Senato chiesti anche ristori per le mancate prestazioni derivanti da deviazioni e cancellazioni
In Senato, nell’ambito dell’esame dei Contratti di programma stipulati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con la società RFI per il periodo regolatorio 2022-2026 – parte servizi e parte investimenti, sono state udite le associazioni di categoria del trasporto ferroviario fermerci e Assofer.
“Gli investimenti del PNRR per l’infrastruttura ferroviaria sono di portata storica, il Gestore della Rete sta gestendo molto bene la fase di pianificazione per l’adeguamento della rete ai parametri europei. Tuttavia, occorre sostenere le Imprese Ferroviarie che, a causa delle interruzioni programmate per consentire i lavori sulla rete, rischiano danni economici irreversibili viste le interruzioni del traffico” ha detto Giuseppe Rizzi, direttore dell’associazione Fermerci.
Nelle interlocuzioni in corso con Rete Ferroviaria Italiana, Fermerci ha proposto al gestore della rete di istituire un fondo complementare a favore delle imprese ferroviarie per compensare le mancate prestazioni derivanti da deviazioni e cancellazioni. Secondo lo studio Fermerci – Isfort “Rapporto annuale trasporto ferroviario merci italiano” disponibile sul sito dell’associazione, le stesse su alcune linee potrebbero essere superiori al 50% di riduzione di capacità.
Il presidente di Assofer, Armando De Girolamo, nella stessa audizione ha invce affermato: “Bene l’impegno di Rfi ma è urgente e vitale una maggiore attenzione del Governo e del Parlamento per il settore ferroviario delle merci. La messa a terra del Pnrr per infrastrutturare e adeguare agli standard europei le linee ferroviarie sta portando enormi disagi per gli operatori, per un settore già fortemente penalizzato dalla pandemia, dal costo energetico, dalla guerra in Ucraina”.
Secondo Assofer “serviva forse un maggiore coordinamento con gli operatori per evitare precarietà e disagi, purtroppo l’impatto con le esigenze della clientela sono preoccupanti, si rischia il collasso alla fine del 2026. Già ora assistiamo a continui ritardi e blocchi in particolare sulla linea Tirrenica e dal 2024 la situazione sarà ancor più negativa e certamente coinvolgerà anche l’asse Adriatico. Dobbiamo evitare che la clientela lasci il servizio ferroviario”.
De Girolamo ha domandato: “Come possiamo parlare di quote ‘europee’ di shift modale quando è grande il rischio di perdere l’attuale quota delle merci trasportate via ferrovia? Dopo la resilienza dimostrata in questi ultimi anni, abbiamo necessità di avere tutele importanti da parte dei nostri interlocutori politici, questo non come mera richiesta di contributo a favore delle imprese ma per consentire il mantenimento del sistema per l’auspicato ulteriore aumento di shift modale indicato quale obiettivo sia dal governo italiano che dall’Europa”.