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Trasporti

Cbam e rischi per il rappresentante indiretto al centro di un convegno a Marghera

Gli spedizionieri, hanno evidenziato Assosped Venezia e Anasped, preferiscono non assumersi le responsabilità connesse a questo ruolo se svolto per soggetti extra Ue

di REDAZIONE SUPPLY CHAIN ITALY
29 Febbraio 2024
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I rischi (ma anche le opportunità) che si stanno creando per gli spedizionieri con l’entrata in vigore del Cbam (Carbon Border Adjustment Mechanism, ovvero il dazio doganale ambientale per i prodotti realizzati con elevate emissioni di gas serra) sono stati al centro ieri di un convegno organizzato a Marghera da Assosped Venezia e Anasped a Marghera. Alla presenza dell’avvocato Sara Armella, legale dello studio Armella & Associati esperta in materia, i rappresentanti delle due associazioni hanno espresso i loro timori rispetto alle responsabilità che gli operatori possono assumere nel caso in cui si trovino a ricoprire il ruolo di rappresentanti indiretti di soggetti importatori non residenti nella Ue.

In particolare il presidente di Assosped Venezia Andrea Scarpa, riferendosi alla scadenza del 2026, quando la norma sarà pienamente operativa, ha evidenziato: “Farsi carico di rischi così imponderabili, come occuparci di stabilire la quantità di emissioni dirette e indirette che sono correlate alla produzione di un bene di cui seguiamo la importazione è fonte di molte preoccupazioni”. Nel concreto: “Noi siamo doganalisti non possiamo entrare nel merito di quello che i produttori ci dichiarano rispetto a quanto immettono nell’atmosfera per produrre, ad esempio una penna”. In conclusione, la posizione espressa da Scarpa è stata questa: “Se si vogliono fare le dichiarazioni Cbam, bisognerà avere alle spalle una solida tutela assicurativa, di contratto. Altrimenti, la mia idea è che lo facciano direttamente gli importatori, noi gli daremo l’assistenza ma poi la responsabilità la dovranno assumere loro”. Ancora più netto il punto di vista di Marco Corda, presidente Associazione Spedizionieri Doganali Venezia, che al riguardo ha affermato: “Il mio personale parere è che in caso di soggetti non residenti nell’Unione Europea e che hanno bisogno quindi della rappresentanza indiretta, il rischio che pone l’operazione allo spedizioniere doganale è non arginabile e quindi da non assumere”.

Un punto di vista compreso da Armella, che però ha invitato a guardare anche alle opportunità che parallelamente si creeranno per la categoria. Riguardo le criticità connesse all’assunzione del ruolo di rappresentante indiretto, l’avvocato genovese ha affermato: “Abbiamo visto come cautelarsi da questo rischio: contratti di mandato, assicurazioni, scelta molto attenta degli operatori per i quali assumere la responsabilità di dichiarante Cbam”. Ciò detto, secondo Armella “è giusto però sottolineare che questa è una grande svolta  dal  punto di vista della sostenibilità ambientale”, mentre da quello professionale “può essere anche un’opportunità, qualcuno lo ha detto, perché le aziende importatrici sono impreparate di fronte a questo nuovo adempimento, e la capacità e l’esperienza degli spedizionieri è certamente fondamentale”.

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