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Trasporti

L’estromissione dei ‘vecchi’ corrieri di Brt finisce al centro di una interrogazione parlamentare

Traversi (M5s) stigmatizza la decisione dell’azienda di sostituire i piccoli fornitori con altri più grandi, escludendo possibili consorzi tra i primi

di REDAZIONE SUPPLY CHAIN ITALY
27 Giugno 2024
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L’inchiesta della Procura di Milano che ha travolto Brt  a fine 2022, portandola prima all’amministrazione giudiziaria e poi a essere guidata da un nuovo management, sta avendo degli indesiderati strascichi pesanti sui corrieri che hanno costituito la sua storica base di fornitori.

Alla chiusura del periodo di ‘penitenza’ inflittole dal Tribunale di Milano, la società aveva spiegato di avere introdotto diversi correttivi al suo modello di business, ora “univocamente orientato a favorire situazioni di trasparenza nei rapporti negoziali, in particolare di handling e trasporto”. ll “piano rimediale” aveva comportato tra le altre cose l’introduzione di “un sistema di controllo interno rafforzato”, l’istituzione di una funzione di procurement e nuove procedure di selezione e di contrattualizzazione dei fornitori. L’azienda, controllata dalla francese Geopost, aveva anche annunciato di voler “ridurre e consolidare il parco fornitori, anche con lo scopo di “garantire la genuinità degli appalti e lavorare con controparti dotate dei necessari requisiti reputazionali e di elevati standard di correttezza operativa”.

Proprio la traduzione pratica di questa politica aziendale è ora finita al centro delle critiche delle associazioni dell’autotrasporto (tra cui Assotir) e di una interrogazione parlamentare, presentata dal deputato Cinque Stelle Roberto Traversi, già sottosegretario ai trasporti nel governo Conte II, e rivolta in particolare ai Ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti, del Lavoro e delle Politiche Sociali e delle Imprese e del Made in Italy.

Oggetto delle critiche sono in particolare le procedure con cui Brt sta gestendo la riduzione, che secondo i suoi piani dovrà tradursi nella sostituzione, tra la fine del 2024 e il primo trimestre del 2025, degli attuali circa 3.000 piccoli corrieri con 200 “unità”, ognuna con almeno “50-60 addetti”. Sotto accusa il parlamentare mette in primis le modalità di disdetta dei contratti in essere, descritte come “sbrigative e devastanti” dato che Brt l’ha comunicata in via unilaterale fornendo un preavviso di soli 30 giorni, e senza aver avuto prima un confronto con gli stessi corrieri. In secondo luogo, Traversi segnala come Brt abbia negato la possibilità, suggerita a da Assotir, di valutare gli stessi fornitori per verificare se essi potessero risultare “compliant” rispetto a requisiti stabiliti, anche organizzandosi “nelle forme associative classiche previste dalla legge (essenzialmente consorzi di imprese e forme similari)”, con lo scopo di entrare a far parte dell’albo fornitori dell’azienda. La conseguenza è che “questo severo e rigido piano di ristrutturazione” sta di fatto “portando alla chiusura di migliaia di piccole imprese di trasporto”, mentre lo stesso obiettivo di riduzione delle imprese fornitrici avrebbe potuto essere perseguito promuovendo un processo di crescita imprenditoriale, anche attraverso forme di aggregazione tra le stesse aziende.

Oltre a chiedere se “i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti”, Traversi conclude il suo intervento chiedendo loro di valutare l’avvio di “azioni di competenza, anche di carattere normativo” a tutela dei fornitori storici e delle loro famiglie.

L’interrogazione di Traversi è stata naturalmente accolta con favore da Assotir. Per il segretario generale Claudio Donati sta a indicare “un’attenzione a livello istituzionale necessaria per delineare l’importanza della intera vicenda che non può restare soltanto dell’ambito del confronto tra le imprese e le loro rappresentanze”. Più in generale, ha evidenziato Donati, la vicenda che interessa Brt “porta all’attenzione generale temi decisivi per il futuro dell’autotrasporto italiano”, dalle “posizioni dominanti di alcuni giganti della logistica, spesso con i piedi di argilla”, al ruolo che possono ricoprire nel mercato “le piccole e medie imprese”.

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