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Logistica

I lavoratori Dhl Supply Chain fanno causa a Diadora per i Tfr non pagati dalla prima

La richiesta, per importi pari a 251mila euro, è stata presentata sulla base del principio della responsabilità solidale negli appalti

di Redazione SUPPLY CHAIN ITALY
20 Novembre 2024
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Diadora

Il percorso di internalizzazione dei lavoratori della logistica di Diadora – attività prima affidata da Dhl Supply Chain in subappalto alla cooperativa Lognet, e dallo scorso aprile assunta su di sé dalla prima – ancora non sta filando liscio.

Gli addetti passati alle dipendenze della stessa Dhl Supply Chain hanno infatti ora presentato al tribunale di Treviso la richiesta di pagamento delle competenze di fine rapporto attese da allora. L’istanza – ed è questo il punto più interessante della vicenda – è stata presentata direttamente nei confronti di Diadora, considerato che l’operatore logistico, evidenzia la Fit Cisl Belluno Treviso, non ha ancora onorato i suoi impegni.

“Dopo mesi di discussioni, trattative e numerose promesse mai mantenute da Dhl Supply Chain, […] – si legge nella nota della sigla sindacale – i lavoratori hanno presentato al tribunale di Treviso la richiesta di pagamento delle competenze di fine rapporto che attendono da ormai sette mesi”. Un procedimento avviato “sulla base del principio della responsabilità solidale negli appalti, che prevede che se il datore di lavoro (appaltatore o subappaltatore) non paga, dovrà farlo chi si avvantaggia della prestazione dei lavoratori impiegati nell’appalto”, quindi appunto la committente Diadora.
Secondo la Fit Cisl, la richiesta riguarda importi per più di 250 mila euro. Alcuni dei lavoratori, scrive il sindacato, sono “in attesa di somme che sfiorano i 30 mila euro tra Tfr, ferie non pagate, permessi, Rol”.

Dhl Supply Chain era subentrata ad aprile 2024 a Lognet, internalizzando circa 32 lavoratori fino ad allora dipendenti di quest’ultima. Ai dipendenti – spiega ancora la Fit Cisl – era stato chiesto di dare le dimissioni da Lognet e di sottoscrivere un verbale di conciliazione con cui rinunciavano a qualsiasi forma di rivalsa nei confronti di Dhl, ma con la garanzia del pagamento del Tfr maturato fino ad allora, entro quattro mesi dal passaggio. L’azienda avrebbe inoltre assunto un “impegno verbale” a garantire “tutte le altre competenze di fine rapporto nel caso di difficoltà di pagamento da parte dell’azienda uscente, cosa che ha convinto i lavoratori ad accettare il passaggio, fidandosi anche della reputazione di Dhl”.

Le criticità erano già venute a galla però lo scorso settembre, quando la stessa Fit Cisl Belluno Treviso aveva annunciato uno sciopero, per chiedere il pagamento dei Tfr ma anche segnalare difficoltà sorte dopo l’internalizzazione, tra cui “un importante carico di lavoro con numerose ore di lavoro straordinario che non sono state pagate, il caldo eccessivo all’interno di un magazzino senza alcuna ventilazione, il mancato accordo relativo al premio per il 2024, numerosi errori in busta paga e il rifiuto di versare il contributo aziendale al fondo di previdenza complementare”.
La giornata di astensione dal lavoro era stata poi revocata a seguito “della riapertura delle trattative e della sottoscrizione del premio di produzione per il 2024, e della nuova promessa di sottoscrivere, nel giro di un paio di settimane, un accordo per il pagamento di tutte le competenze maturate dai lavoratori”.

“Promessa nuovamente non mantenuta – ha evidenziato Maurizio Fonti, segretario generale della Fit Cisl Belluno Treviso – con il risultato che ad oggi i lavoratori non hanno ricevuto un solo euro e pertanto, stanchi di aspettare inutilmente, hanno dovuto adire le vie legali per poter recuperare quanto dovuto, coinvolgendo anche l’azienda appaltatrice. Le udienze, conclude la nota, “sono già tutte fissate tra febbraio e marzo 2025 per il recupero di un importo totale di circa 251 mila euro”.

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