La Svizzera introduce nuove misure con effetto immediato sul trasporto ferroviario merci
Critica Assoferr: “Unilaterali e troppo stringenti, sono un ostacolo all’interoperabilità”
Diametri minimi delle ruote aumentati, manutenzioni più frequenti, ispezioni ottimizzate. Sono tra le misure decise dall’Ufficio Federale Svizzero dei trasporti (Uft) per i convogli merci, a seguito della chiusura, lo scorso giugno, dell’inchiesta sull’incidente occorso nell’agosto 2023 nella galleria di base del San Gottardo.
Il rapporto, stilato dal Servizio d’inchiesta svizzero sulla sicurezza della Confederazione (Sisi), ha riscontrato che, “a causa delle nuove suole dei freni in materiale composito, nel traffico merci ferroviario sussiste un rischio sistematico di rottura delle ruote”. Sulla scorta della sua indagine, il servizio ha rivolto raccomandazioni all’Agenzia ferroviaria europea (Era), mentre l’Uft ha condotto alcuni colloqui con i rappresentanti del settore e appunto deciso di introdurre alcune misure che si applicheranno alle imprese che impiegano treni merci in Svizzera, nonché ai detentori di veicoli e agli enti responsabili della manutenzione con sede in Svizzera. La loro attuazione avrà inizio immediato e dovrà essere completata entro la fine del 2025.
Le prescrizioni includono nel dettaglio un nuovo diametro minimo per alcune ruote (almeno 864 millimetri, contro gli 860 oggi applicati a livello europeo); maggior frequenza delle ispezioni dei carri (a seconda del tipo, dopo 50mila o 200mila km), che inoltre dovranno prevedere un controllo visivo dell’intera ruota e del suo diametro, verifiche sul loro surriscaldamento o altri danni e il cosiddetto test di percussione. In futuro per ogni carro merci dovrà essere documentata l’ultima ispezione tecnica, in modo tale che le imprese ferroviarie, prima di impiegarlo per un treno che transita in Svizzera, possano verificare se è stato regolarmente manutenuto. L’Uft raccomanda inoltre che i detentori di veicoli si impegnino a utilizzare in futuro solo ruote di tipo moderno, meno soggette a surriscaldamento. I macchinisti devono essere istruiti a guidare in modo da evitare questa criticità.
L’iniziativa ha trovato però subito la ferma opposizione di Assoferr, che ha definito le nuove misure “unilaterali” e “troppo stringenti”.In particolare secondo l’associazione italiana che riunisce detentori e utilizzatori di carri ferroviari europei queste andranno “a penalizzare solo i detentori di carri e gli Ecm, cioè i soggetti responsabile della manutenzione dei veicoli ferroviari, non coinvolgendo adeguatamente le imprese ferroviarie e i gestori delle infrastrutture”.
Secondo il presidente Mauro Pacella, inoltre le misure vanno “contro l’interoperabilità ferroviaria, minando quindi il lavoro dell’Agenzia Ferroviaria Europea, incaricata di sviluppare misure armonizzate a livello comunitario attraverso il Jns (Joint Network Secretariat, piattaforma tecnica dell’Era che funge da meccanismo di cooperazione rapida tra imprese ferroviarie, gestori dell’infrastruttura, autorità nazionali e l’agenzia stessa, per affrontare problematiche urgenti di sicurezza o interoperabilità, ndr)”.
Assoferr, che aderisce a Uip (International Union of Wagon Keeper) ha quindi aggiunto di condividere il pensiero di questa, e cioè che “la sicurezza nel trasporto ferroviario merci è un principio non negoziabile e che i detentori di carri e i loro Ecm mantengono da sempre i più elevati standard di manutenzione”. Secondo l’associazione, l’iniziativa dell’Uft rappresenta un ostacolo agli sforzi messi in atto in particolare da Austria, Germania e Italia per spostare le merci dalla strada alla ferrovia, nonché “un passo indietro per gli obiettivi di protezione climatica condivisi” e un “colpo mortale a tutti gli investimenti in infrastrutture e mezzi a supporto dell’intermodalità ferroviaria nonché ai clienti come l’industria”.
Infine Assoferr, insieme a Conftrasporto, ha evidenziato di avere scritto sia al ministro dei trasporti Matteo Salvini che al ministro degli esteri Antonio Tajani chiedendo di “intervenire urgentemente presso gli omologhi elvetici per ricondurre tutte le discussioni tecniche e relative eventuali misure ai tavoli comuni europei come appunto il Jns”.
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