In aumento (+7%) nel 2025 le esportazioni di cosmetica made in Italy
Per il prossimo anno prevista una ulteriore crescita (+8,5%), mentre un’azienda su 4 ha optato per un reshoring degli approvvigionamenti
Nonostante il difficile contesto internazionale, l’industria cosmetica italiana continua a crescere, sebbene a un ritmo inferiore rispetto a quello stimato nella prima metà dell’anno.
Secondo le ultime rilevazioni del Centro Studi di Cosmetica Italia, associazione nazionale di settore aderente a Confindustria, e dell’Osservatorio di Assolombarda e Cosmetica Italia, il fatturato totale del settore toccherà infatti nel 2025 i 17,4 miliardi di euro (+5,1%), di cui circa la metà rappresentato da esportazioni (8,5 miliardi di euro, +7% rispetto al 2024), mentre il mercato interno segnerà un rallentamento (8,9 miliardi, +3,3%). Ancora meglio andrà, secondo le stime, nel 2026, anno in cui si osserverà un aumento complessivo del volume d’affari del comparto del 6,1% e delle vendite estere dell’8,5%.
Tornando al 2025, tra i canali distributivi, le migliori performance saranno secondo il report quelle dell’e-commerce (+9% rispetto al 2024), della profumeria (+5,8%) e della farmacia (+3,3%), mentre sarà più contenuto l’andamento della grande distribuzione (+2,1%), che resta comunque a valore il primo canale distributivo per i cosmetici. A livello di prodotto, spiccherà la profumeria alcolica (+5,2% rispetto al 2024) seguita dalla cura dei capelli (+4,9%) e dalla cura della pelle (+3,9%).
Su questo sfondo, la Lombardia si confermerà a fine anno come il principale polo produttivo e innovativo della cosmetica in Italia, con una crescita continua dal 2020. Dopo l’aumento del 9,1% del fatturato segnato nel 2024 (a 11 miliardi di euro), le stime per il 2025 prevedono infatti un ulteriore incremento del 6,3%, per circa 11,7 miliardi di euro.
“La cosmetica è un’industria in cui l’Italia è protagonista a livello globale, e il nostro territorio ne guida la leadership” ha commentato Alvise Biffi, presidente di Assolombarda, evidenziando che “la proiezione internazionale è la leva più forte”, ma anche che ora è “necessario diversificare i mercati”. Dal 2019, ha aggiunto, “le esportazioni lombarde del settore sono cresciute del 61%, con gli Stati Uniti primo mercato di destinazione e con nuove opportunità nei Paesi del Medio Oriente e in Asia”.
Complessivamente, le esportazioni lombarde di settore nel 2024 hanno superato i 6 miliardi di euro (il 54,6% del fatturato complessivo; nel 2019 era il 47,6%), con un aumento del 12,1% sul 2023. Oltre agli Usa, i principali mercati di destinazione sono Francia e Germania.
Lo studio propone poi un focus sul fenomeno del reshoring, un fenomeno ancora minoritario ma in ascesa tra le aziende del comparto. Nel dettaglio, il 72% delle imprese rispondenti non ha sostituito i propri fornitori dall’estero e quasi la metà di queste segnala di non avere intenzione di farlo nel breve termine.
Più di una su quattro invece ha compiuto questo passo, in via temporanea (9,4%) o definitiva (18%). Interessante al riguardo il fatto che poco meno della metà di chi ha cambiato fornitori abbia scelto ora partner di base in Ue (48,6%; nello specifico 42,9% è italiano), a fronte di una quota del 34,4% di aziende asiatiche.
Oltre la metà dei rispondenti indica alla base di questa decisione ragionamenti sul prezzo (per il 55,9%) ma anche su qualità e innovazione (52,7%). Quote inferiori hanno invece citato valutazioni rispetto ai minori rischi offerti (25,3%), alla maggiore flessibilità (22,9%) e sostenibilità (22,9%), così come rispetto alla maggior disponibilità dei prodotti (11,4%).
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