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Logistica

Per l’impiantistica assemblata a Marghera fondamentale preservare l’accesso al mare

Sofinter – Macchi, Brembana & Rolle e Officine Luigi Resta temono intralci e opere urbanistiche non coordinate sulla strada che consente l’imbarco verso il terminal Fhp Multiservice

di REDAZIONE SUPPLY CHAIN ITALY
27 Ottobre 2025
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Stabilimento Macchi a Marghera

Mestre (Venezia) – Duecento metri di strada tra via Ramo dell’Azoto e via dell’Idrogeno a Porto Marghera rischiano di fare la differenza tra il mantenere la competitività dello scalo (e forse della produzione italiana di impiantistica), e il perderla a favore di altri sbocchi.

Alla necessità di preservare questo tratto viario – fondamentale per assicurare l’accesso al mare ai grandi manufatti assemblati nell’area – Bruno Bianchi, Operations Manager di Sofinter-Macchi, ha dedicato l’intervento che ha tenuto oggi a Mestre nel corso del II Forum Break Bulk Italy organizzato da SHIPPING ITALY, SUPPLY CHAIN ITALY e AIR CARGO ITALY, che amplifica e fa evolvere quello pronunciato lo scorso anno, durante la prima edizione dell’evento.

Più che una relazione, un accorato appello “condiviso anche dai vicini di casa Brembana Rolle e Officine Luigi Resta” lanciato al Comune di Venezia, da poco diventato titolare della gestione della porzione di strada dopo la cessione da parte di Consorzio Urban. All’ente, le aziende del settore chiedono che non perda la “visione logistica dell’infrastruttura” e alla AdSP del Mar Adriatico Settentrionale perché interceda con l’ente, facendo “da garante rispetto alle sue eventuali iniziative su questa tratta”.

Il timore delle imprese lì insediate – tra loro da poco anche Fracht Italia, che vi ha aperto un ufficio un anno e mezzo fa – è infatti verso una gestione poco attenta nei riguardi di una strada che rappresenta “l’unica via realmente percorribile per trasporti eccezionali, vista la presenza di vincoli strutturali nelle altre strade”, ma che rischia di essere bloccata in caso di interventi urbanistici non coordinati con le imprese.

“Noi abbiamo una media di 8 attraversamenti all’anno, altre aziende di ulteriori 6-7 all’anno”, ha evidenziato Bianchi chiedendo tra le altre cose un intervento puntuale, ovvero che sia approntato un cancello dedicato all’ingresso al porto (ora l’accesso è impedito da pile di container). In un’ottica più ampia, la richiesta alla AdSP è di “attivare con urgenza il tavolo tecnico con il Comune e le imprese”, perché “ogni mese di incertezza rischia di compromettere operazioni industriali già programmate e traffici di alto valore per il porto di Venezia”, parallelamente lavorando “agli interventi prioritari per la percorribilità e la sicurezza del corridoio”. Un appello sposato da Mauro Marchiori del terminal Fhp Multiservice che anzi ha rilanciato: “Benissimo gli incontri con la AdSP, sta mostrando di rispondere alle esigenze dei caricatori. Ma è necessario invitare anche i loro spedizionieri di fiducia dei caricatori, sono loro che hanno le competenze puntuali sulle criticità”.

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