Stagnante l’export lombardo nella prima metà del 2025
Oltre la metà delle imprese che vendono negli Usa si aspetta una riduzione negli ultimi tre mesi dell’anno

Nel contesto di una crescita dell’economia regionale dello 0,5% nel primo semestre del 2025, in Lombardia si è assistito a un andamento stazionario delle esportazioni (-0,6% se valutato a prezzi costanti).
Nel periodo, rileva l’ultima analisi di Bankitalia, le esportazioni regionali sono state sostenute soprattutto dalle vendite di farmaceutica e di industria alimentare, che hanno controbilanciato il calo registrato nei beni intermedi, più connessi con l’andamento congiunturale dell’industria, quali in particolare elettronica, metallurgia, gomma‑plastica, macchinari.
In calo anche le vendite estere dei comparti più esposti alla concorrenza di paesi a basso costo del lavoro, come quello del tessile e abbigliamento. Un contenuto aumento si è visto invece nel settore dei mezzi di trasporto, grazie al positivo andamento dell’aerospaziale che ha più che compensato la diminuzione delle vendite di parti e accessori per autoveicoli.
Dal punto di vista geografico, le esportazioni sono cresciute verso i paesi della Ue, ma calate nel resto del mondo. Nel primo trimestre in particolare si è osservato anche in Lombardia si è un aumento delle vendite sul mercato statunitense per l’anticipo degli acquisti, che ha riguardato soprattutto il comparto della chimica e farmaceutica e quello dell’alimentari e bevande. Nel secondo trimestre la crescita delle esportazioni verso gli Usa ha fortemente rallentato (0,7 per cento), risentendo dell’effettivo incremento dei dazi e dell’apprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro.
Secondo il sondaggio congiunturale della Banca d’Italia, nei primi nove mesi del 2025 le tensioni commerciali connesse con l’aumento dei dazi hanno avuto riflessi negativi sulle vendite complessive di circa il 37% delle imprese industriali (quota che sale a oltre il 50 % per quelle che esportano negli Usa). Oltre la metà di quelle che vendono nel paese si aspetta una riduzione negli ultimi tre mesi dell’anno; quasi un quarto di queste reputa che il calo possa essere di forte entità e poco più del 40% prevede di compensare le perdite con un incremento delle vendite in altri paesi o in Italia. Il 37% delle aziende i cui prodotti sono interessati dall’aumento dei dazi, infine, starebbe valutando di ridurne i prezzi.
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