Automazione? Meglio ibrida che full (fino all’arrivo degli umanoidi)
Investire in Amr (Autonomous Mobile Robot), anziché in impianti fissi garantisce scalabilità e flessibilità, in un quadro però destinato a cambiare ancora a breve termine

Binasco (Milano) – In materia di automazione dei magazzini – che sia fatta con l’impiego di Amr, sistemi voice o altro – meglio adottare soluzioni ibride che full. Di questo si è detto convinto Marco Benettin, Senior Supply Chain Advisor, che alla scelta tra le due filosofie ha dedicato il suo intervento tenuto nel corso del convegno ‘Kfi risolve il labour shortage’ andato in scena ieri a Binasco.
Innumerevoli i vantaggi del primo approccio rispetto al secondo, secondo il manager. In sintesi, l’automazione full (o meglio, fissa) – ha evidenziato – richiede business plan di lungo termine (anche di 15-20 anni), investimenti one-shot (con grande esborso iniziale) e una infrastruttura, spesso un intero edificio, costruito a misura della soluzione ipotizzata, con una implementazione che si completa nell’arco di 3-4 anni. “Ma nel frattempo magari cambia il mercato”, ha rilevato Benettin, ad esempio nei volumi attesi, o anche solo su aspetti più specifici (come le modalità di packaging), con il rischio di mandare in crisi o rendere inutili le soluzioni avviate.
Decisamente meglio, quindi, la scelta di interventi ibridi (o mobili), e tra questi in particolare secondo Benettin l’impiego di Amr (Autonomous Mobile Robot). “Si può fare un minimo investimento, validandolo man mano per capire se funziona, sulla base di una implementazione step by step”. Questo, come visto a margine del convegno, è ad esempio l’approccio che sta adottando Sogegross per l’ingresso dell’automazione nel suo magazzino di Tortona e in futuro in quello di Genova Bolzaneto.
Oltre ad adattarsi a contesti brownfield, ovvero a depositi già esistenti, e integrarsi con altre tecnologie, gli Amr inoltre sono multifunzione, trasferibili (e possono quindi essere riutilizzati in stabilimenti diversi, o se ne può incrementare temporaneamente il numero in caso di picchi). Ultimo ma non per importanza, il tema sociale: con l’avvio di soluzioni di automazione, è necessario “creare consenso all’interno delle aziende”, e senza dubbio l’ingresso di sistemi che si integrano con la componente umana risulta più digeribile rispetto a quelli full.
Insomma, la strada verso l’automazione della logistica potrebbe sembrare tracciata, lungo un percorso fatto di gradualità e pacificato, in grado cioè di far convivere istanze sociali (la salvaguardia di una certa quota di occupazione, innalzamento dei livelli di sicurezza degli operatori, etc.) ed esigenze aziendali di efficientamento.
Se non che, all’orizzonte già si intravede un nuovo soggetto in grado di alterare radicalmente lo scenario. I robot umanoidi – che secondo Benettin potrebbero fare il loro ingresso sul mercato già entro i prossimi quattro anni – i quali potrebbero del tutto “sostituire gli operatori umani”, con conseguenze e prospettive ad oggi tutte ancora da immaginare.
F.M.
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