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Timore per la logistica Ikea di Piacenza dopo il mancato rinnovo di 120 contratti

È fissato per oggi, lunedì 15 novembre, il primo incontro a tre a Piacenza tra sindacati confederali, prefetto e rappresentanti aziendali per discutere delle riduzioni di organico previste da Ikea nel suo magazzino Dc1, nella città emiliana. Al centro della riunione appunto c’è la decisione dell’azienda svedese di rivedere al ribasso a partire dal 2022 […]

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15 Novembre 2021
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È fissato per oggi, lunedì 15 novembre, il primo incontro a tre a Piacenza tra sindacati confederali, prefetto e rappresentanti aziendali per discutere delle riduzioni di organico previste da Ikea nel suo magazzino Dc1, nella città emiliana.

Al centro della riunione appunto c’è la decisione dell’azienda svedese di rivedere al ribasso a partire dal 2022 le sue necessità in termini di manodopera nella struttura, comunicata nei giorni scorsi dalla cooperativa San Martino a Filt Cgil, Fit Cisl e UIltrasporti, che si tradurrà nel mancato rinnovo di 120 contratti a tempo determinato di altrettanti addetti che vi lavoravano già da uno o due anni.

Secondo le tre sigle, che finora sono riuscite a incontrare solo il prefetto e non l’azienda, Ikea avrebbe motivato la scelta parlando di una “riduzione del volume di affari del 40-60 per cento” del magazzino Dc1, e del parallelo spostamento di alcune delle attività nel Dc2, una seconda struttura che l’azienda utilizza a Le Mose, sempre a Piacenza. Il timore è che dietro questa decisione si ci sia però anche la volontà di Ikea di spostare parte delle sue attività logistiche a Vercelli, dove ha aperto un altro magazzino dedicato.

L’azienda nelle scorse ore ha diffuso una nota, ripresa dalle testate locali, nella quale ha spiegato le ragioni alla base di questa decisione, senza citare una possibile delocalizzazione a Vercelli o altrove.

Nel dettaglio Ikea ha ammesso di avere in programma “alcuni cambiamenti nella gestione dei flussi” che saranno introdotti “nei prossimi mesi”. In particolare ha detto di attendersi una diminuzione “sui cosiddetti prodotti ad alta rotazione (High Flow)” ma anche “l’ingresso a Piacenza di nuovi volumi dei cosiddetti prodotti a bassa rotazione (Low Flow) con un ampliamento dei Paesi serviti dal polo” (oltre all’Italia, ad oggi ve ne sono altri del bacino mediterraneo, ndr). La conseguenza sarà “una differente distribuzione tra i due depositi”, presumibilmente il Dc1 e il Dc2.

Possibile che questa trasformazione sia da collegarsi in qualche modo alla recente decisione di Ikea di voler riposizionare alcune delle sue attività produttive in Turchia, spostandole dall’Asia, con l’obiettivo di diminuire i costi delle spedizioni nonché con un’ottica di diversificazione dei rischi.

Quanto alla categorizzazione in strutture high e low flow, questa è propria dell’azienda svedese, che la utilizza per distinguere magazzini (o porzioni di magazzino) più automatizzati da quelli dove è previsto un maggior intervento umano perché i prodotti ‘escono’ con minor frequenza. Nelle strutture high flow, secondo alcune fonti web, Ikea gestisce circa il 20% di Sku (stock keeping unit, codici alfanumerici di identificazione dei prodotti usati internamente), che contano per l’80% dei volumi. Questa organizzazione duplice è spesso citata tra le chiavi del suo successo.

Tornando a Piacenza, secondo Filt Cgil, Fit Cisl e UIltrasporti non sono solo i lavoratori interinali a temere per il proprio futuro ma anche quelli diretti, che avrebbero “disdettato il contratto aziendale per ridiscutere gli accordi” e subito demansionamenti e spostamenti interni.

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