La crisi dei trasporti tiene sotto scacco la crescita dell’export di Acqua Panna
Vendite sui mercati internazionali – Usa in primis – in fortissima espansione, trainate anche dall’appeal dato dall’’italianità’ e in particolare dalla ‘toscanità’ del marchio, ma ostacolate da un sistema dei trasporti che non tiene il passo. È questa la situazione che si trova a vivere la produzione di Acqua Panna, brand che rientra nella famiglia […]
Vendite sui mercati internazionali – Usa in primis – in fortissima espansione, trainate anche dall’appeal dato dall’’italianità’ e in particolare dalla ‘toscanità’ del marchio, ma ostacolate da un sistema dei trasporti che non tiene il passo. È questa la situazione che si trova a vivere la produzione di Acqua Panna, brand che rientra nella famiglia Nestlè e prima ancora del gruppo Sanpellegrino, secondo il quadro tracciato dal Ceo di quest’ultimo, Stefano Marini, al Corriere Fiorentino.
Nel 2021 le vendite delle bottiglie dell’acqua toscana – che sgorga nel Mugello ma ha una forte vocazione all’export – hanno segnato un +32% sul mercato italiano (che pesa il 30% del totale) e del 40% su quelli esteri. Tra questi predominano gli Stati Uniti (31% del totale complessivo), seguiti da Germania e Cina (da sola in aumento del 44%). In particolare, ha spiegato Marini, l’export ha superato le performance del 2019, grazie alla spinta del settore HoReCa e del ritorno dei consumi fuori casa.
Se, nonostante le varie criticità, la produzione sta però continuando senza interruzioni (anche perché l’azienda ha diversificato il ventaglio dei fornitori, in particolare dal lato dell’imbottigliamento), sul fronte della distribuzione le difficoltà si avvertono, tanto da fare dire al Ceo di Sanpellegrino che queste “stanno impedendo di cogliere in pieno” tali opportunità.
Pur non entrando troppo nel dettaglio, Marini ha indicato due nodi da sciogliere per la risoluzione di queste criticità. Il primo ricade sotto il controllo diretto dell’azienda, dato che “riguarda la fabbrica”, la quale “ha più vincoli” rispetto allo stabilimento di Sanpellegrino; per risolverlo il gruppo sta pensando a un intervento “strutturale”. Il secondo riguarda l’andamento dell’industria logistica nel suo insieme. Anche se le migliorie allo studio potranno cioè migliorare la capacità di caricamento delle bottiglie prodotte dall’impianto e far aumentare i transiti di camion dallo stabilimento, secondo Marini sull’export peseranno fattori esterni: “Fino alla metà del 2023 ci sarà una limitazione della capacità di spedizione fuori dall’Italia”.
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