Cala il sipario sulle attività logistiche di Kering in Canton Ticino
Annunciata la cessione attività nel 2026 per la controllata Luxury Goods International, che impiega 123 addetti

Con l’avvio, circa un mese fa, di una procedura di licenziamento collettivo per gli ultimi 120 dipendenti, operativi nello stabilimento di Cadempino, il Canton Ticino si prepara a salutare anche le ultime attività logistiche di Kering rimaste sul suo territorio, finora svolte dal gruppo del lusso tramite la controllata elvetica Luxury Goods International.
Il passaggio andrà a mettere un sigillo su un processo iniziato già nel 2019, quando Kering aveva annunciato di volerle spostare dalla Svizzera a Trecate, in provincia di Novara, dove ha poi avviato un nuovo polo logistico inaugurato nel 2021 e affidato alle cure di Xpo Logistics. Un ‘trasloco’ avvenuto al termine del raggiungimento di un accordo tra la stessa Kering e l’Agenzia delle Entrate italiana, che prevedeva da parte del primo anche il pagamento di tasse, sanzioni e interessi per l’ammontare di circa 1,25 miliardi di euro, e che il gruppo aveva motivato anche con la saturazione degli spazi fin lì utilizzati.
Da quel momento, aveva preso il via un iter di progressivo ridimensionamento delle attività svizzere, fino all’ultimo passaggio, rivelato dal sindacato Ocst, che denuncia il disimpegno finale, con la decisione dell’azienda di cessare le attività di Luxury Goods International entro il 2026 in modo graduale, con il coinvolgimento, “passo dopo passo”, delle diverse funzioni “tra cui il Customer Service, il Finance e Amministrazione, le Risorse Umane, l’IT e l’Ufficio Dogane”.
La procedura, spiega la sigla, interesserà 123 collaboratrici e collaboratori, per i quali è stata tuttavia aperta una procedura di licenziamento collettivo essendo Lgi “firmataria del Contratto Collettivo di Lavoro per gli impiegati di commercio”, la quale secondo la stessa Ocst sta consentendo un confronto “trasparente, con un dialogo attivo fra le parti”.
L’addio di Kering alla Fashion Valley del Ticino – così soprannominata perché un tempo sede di numerosi brand della moda, che però negli ultimi anni l’hanno via via lasciata – non è stato l’unico, nemmeno tra quelli avvenuti in tempi recenti, perché tra questi va annoverato anche quello di Consitex (gruppo Ermenegildo Zegna) che a marzo ha annunciato il taglio di 80 posti di lavoro nella sede di Mendrisio, per via del “continuo aumento del salario minimo all’interno del Canton Ticino e all’attuale tasso di cambio del franco svizzero”.
Anche alla luce di questa vicenda, l’Ocst ha chiesto “alle associazioni padronali, a partire da Ticino Moda, di aprire un confronto strutturato” sul futuro dell’occupazione industriale nel cantone.
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