Per i vini italiani attese vendite estere ancora in crescita (+2%) nel 2025
Fantini Group, Ruffino, Argea e Pasqua sono le aziende del settore con maggiore vocazione all’export

L’apertura verso nuovi mercati sarà per i produttori vinicoli italiani una strada obbligata per superare le difficoltà legate all’incertezza sui dazi Usa, ma anche all’atteso calo dei consumi, indotto dal ricambio generazionale e dal diffondersi di modelli salutistici. Ne sono convinte tre quarti delle imprese italiane di settore, che l’hanno indicata come obiettivo da perseguire per il futuro, insieme allo sviluppo di prodotti a basso o nullo contenuto di alcol (segnalata dalla metà del campione).
Il dato emerge dall’ultima Indagine sul settore vinicolo in Italia, condotta dall’Area Studi di Mediobanca su 255 società con fatturato (al 2023) superiore ai 20 milioni di euro.
Lo studio ha innanzitutto evidenziato come il 2024 si sia chiuso senza variazioni significative per le vendite del comparto (+0,3% sul 2023), con un maggiore aumento però sul mercato estero (+0,7%) eottime performance oltreconfine per i vini frizzanti (+9,1%). Anche per l’anno in corso i grandi produttori si aspettano vendite in crescita (+1,7%) con un export in particolare in rialzo del +2%. Per il 2025 resta alto anche l’entusiasmo per le bollicine (con un +4,4% per i ricavi complessivi e un +6,1% atteso per l’export), mentre i vini fermi si aspettano un +0,9% (+1,2% l’export).
L’importanza delle vendite estere per il comparto è inoltre riconfermata dal fatto che nel 2024 l’Italia sia stata primo esportatore mondiale di vino per quantità (21,7 milioni di ettolitri) e secondo per valore (8,1 miliardi di euro, dietro solo agli 11,7 miliardi della Francia), in un anno caratterizzato, per la Penisola, da una produzione in crescita (+15,1%), a fronte di una flessione globale del 4,8%. Lo studio di Mediobanca ha rilevato tuttavia come sia l’intero settore, a livello globale, ad affrontare un percorso di internazionalizzazione, considerato che quasi una bottiglia su due (46,6%) è oggi consumata in un Paese diverso da quello che l’ha prodotta, contro il 27% del 2000.
Guardando ai singoli produttori, l’indagine ha poi rilevato come quelli dai ricavi più alti siano il gruppo Cantine Riunite-GIV, con fatturato a €676,6 milioni (+0,6% sul 2023) e il polo vinicolo Argea (€464,2 milioni, +3,3%), seguiti da IWB con €401,9 milioni (-6,3% sul 2023). La più alta propensione all’export si riscontra invece nella abruzzese Fantini Group che vende all’estero il 96,1% della produzione, nella toscana Ruffino con una quota del 93,3%, quindi nelle venete Argea e Pasqua in cui le esportazioni superano il 90%.
Spostando infine lo sguardo alle regioni, il Veneto si conferma la prima regione d’Italia per quantitativi di vino italiano prodotto (un quarto del totale) e valore (oltre il 20% di quello nazionalie). I vini veneti sono inoltre i più venduti all’estero, contando per il 35% del totale italiano, una quota pari a circa il doppio di quella esportata insieme de Piemonte e Toscana, ferme ognuna al 15% del totale.
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