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Economia

Frena l’export di vini italiani negli Usa nel secondo trimestre 2025

Nella prima metà dell’anno le vendite estere aumentano complessivamente dell’1,5%

di REDAZIONE SUPPLY CHAIN ITALY
1 Settembre 2025
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Vino

In attesa della pronuncia della Corte Suprema, che dovrà esprimersi in via definitiva sui dazi imposti dalla Amministrazione Trump (dopo che i giudici d’Appello di Washington li hanno dichiarati “illegali” confermando una precedente sentenza della Corte del commercio internazionale), il settore italiano del vino continua a vivere nella preoccupazione.

L’ultimo Report Wine Monitor di Nomisma, pubblicato oggi, mostra infatti una fotografia in chiaroscuro delle vendite estere, con dinamiche differenti tra paesi diversi.
Guardando ai primi 12 mercati di sbocco, nel complesso l’andamento del primo semestre 2025 è risultato positivo, con una crescita dell’1,5% a valore e del 2,1% a volume. In particolare l’export, nell’insieme a segno più (per un +2,5%), negli Usa – primo mercato di riferimento – è fonte di apprensione, considerato che dopo l’exploit del primo trimestre, dovuto all’accumularsi delle scorte, il secondo si è chiuso in netta perdita.

“In attesa della pronuncia della Corte d’Appello USA sulla legittimità dei dazi, a seguito della causa promossa da alcune aziende locali tra le quali l’importatore di vini italiani Victor Schwartz (di Vos Selections, ndr), è evidente che le nostre aziende vitivinicole siano obbligate a monitorare le dinamiche in atto a livello globale per individuare altri mercati in grado di assorbire le nostre produzioni” ha commentato Denis Pantini, responsabile Nomisma Wine Monitor.

Per quanto riguarda gli altri mercati di riferimento, in Canada i vini italiani hanno avuto un impatto positivo dai dazi Usa, con una crescita dell’11% nel semestre per effetto della sostituzione a scaffale dei vini statunitensi (crollati invece del 65%). Una performance molto positiva per i vini della Penisola si è registrata anche in Germania (+10,3% a valore), in evidente recupero rispetto all’anno scorso.

Segnano invece risultati negativi il Regno Unito (-7% a valore), così come Svizzera, Corea del Sud, Norvegia e Cina, che registrano contrazioni delle importazioni come risposta al rallentamento della domanda interna. In positivo, invece, Giappone e Brasile.

Rispetto alle singole categorie di vini, da gennaio a giugno 2025 Nomisma segnala il rallentamento dell’ascesa degli spumanti italiani, con una crescita cumulata nei 12 mercati pari a +1% a valore e +6% a volume e con Giappone, Stati Uniti e Cina che sono i tre mercati che registrano le crescite più dinamiche. Una fotografia di segno opposto, invece, è quella del Regno Unito (-6,6% a valore), Francia (-2,4%) e Australia (-4,4%).

Sul fronte degli acquisti di vini fermi e frizzanti italiani la Germania, dopo un 2024 in negativo, mette a segno un bel recupero (+14,2% a valore), unitamente a Canada, Australia e Brasile, evidenziando performance positive rispetto ad altri mercati come Regno Unito (-8,1%) e Cina (-10,5%).

“Il rischio di una contrazione del mercato statunitense potrebbe avere un impatto significativo per l’export vitivinicolo italiano, anche alla luce di un trend nei consumi interni che già da qualche anno mostra segnali di rallentamento” ha aggiunto Denis Pantini. “Una sua flessione non potrebbe essere facilmente compensata, almeno nel breve periodo, dalla crescita di altri mercati, che spesso presentano dinamiche di sviluppo più lente e minori capacità di assorbimento. È proprio per questo che diventa fondamentale per le nostre imprese iniziare a guardare con più attenzione a nuove aree geografiche di espansione, diversificando il più possibile i mercati di sbocco. È però necessario essere consapevoli del fatto che il processo di radicamento commerciale al di fuori dei mercati consolidati – come appunto quello statunitense – richiede tempi medio-lunghi, oltre che investimenti mirati e strategie di lungo respiro”.

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