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Gli strani numeri dell’autotrasporto italiano nel 2020

Cinzia Franchini, portavoce dell’associazione di categoria dell’autotrasporto Ruote Libere, ha fatto sapere gli ultimi significativi numeri del comparto. “L’Albo degli Autotrasportatori informa che al 31.12.2020 risultano iscritte 98.070 imprese. Di queste ben 16.887 (pari al 17%) non hanno nemmeno un veicolo, solo 832 imprese hanno oltre 100 veicoli, mentre quelle con un solo mezzo sono […]

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5 Febbraio 2021
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Cinzia Franchini, portavoce dell’associazione di categoria dell’autotrasporto Ruote Libere, ha fatto sapere gli ultimi significativi numeri del comparto. “L’Albo degli Autotrasportatori informa che al 31.12.2020 risultano iscritte 98.070 imprese. Di queste ben 16.887 (pari al 17%) non hanno nemmeno un veicolo, solo 832 imprese hanno oltre 100 veicoli, mentre quelle con un solo mezzo sono 22.099 (il 27,22%) e quelle con un parco mezzi da due a cinque veicoli sono 32.825”. Dai dati poi emerge “che il 67% delle imprese attive, pari a 54.924 aziende, hanno meno di cinque mezzi. Da notare infine che il disavanzo tra nuove imprese e cessate è negativo per 1.033 unità (4.887 quelle cessate e 3.854 le neo iscritte), un calo che si inserisce nel drastico trend di chiusure degli ultimi anni”. Franchini aggiunge: “Sono questi i numeri che tratteggiano la crisi che da tempo ha investito uno dei settori più importanti dell’economia italiana”.

“I dati dimostrano – prosegue – come, a distanza di tanti anni, nulla sia stato fatto, oltre i proclami, per eliminare la piaga delle imprese iscritte all’Albo pur non avendo veicoli. Un malcostume che non solo contravviene a quello che la stessa normativa dispone, ma che nasconde (al netto di alcune ditte oggettivamente inattive) la funzione censurabile di intermediazione volta a trasferire viaggi su altre aziende, trattenendosi una parte del compenso, ricoperta da alcune di queste realtà”.

L’autotrasporto italiano conferma parallelamente di essere “un mosaico fatto prevalentemente di tante piccole imprese artigiane nelle quali il titolare è spesso anche l’autista del mezzo. Aziende per loro natura ‘deboli’, come dimostra il calo drastico delle attività negli ultimi quattro anni dove si è passati da 123.121 imprese iscritte nel febbraio 2017 ai numeri odierni. A questo si somma una illegalità diffusa e la piaga delle infiltrazioni mafiose da sempre vero cancro del settore. A poco sono serviti i miliardi di euro di risorse pubbliche pompate a pioggia sul settore. I risultati sono deludenti perché si è accuratamente evitato di mettere mano ai nodi centrali normativi che rendono ingessato, debole e scarsamente appetibile per le nuove generazioni il settore”.

In conclusione Ruote Libere esprime l’auspicio “che il nuovo ministro, chiunque venga indicato, pensi all’autotrasporto come a una grande opportunità per il Paese e abbia il coraggio e la lungimiranza, anche in virtù della non immediata esigenza di approcci elettoralistici, di immaginare quella riforma strutturale attesa da tempo. Una riforma che metta al centro le esigenze della categoria a costo di deludere gli interessi di parte, dalle associazioni di categoria perse tra rimborsi pedaggi e formazione, e delle lobby che incidono in modo determinante”.

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