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Politica

Confetra: “Contro i dazi, ripartire dal mercato unico europeo”

Secondo il presidente De Ruvo una riduzione delle barriere interne del 10% potrebbe portare a un aumento del Pil del 7%

di REDAZIONE SUPPLY CHAIN ITALY
18 Luglio 2025
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“Lanciamo un appello al Governo italiano affinché si faccia promotore di una politica europea in grado di rispondere in modo pronto e unitario alle sollecitazioni esterne, altrimenti l’Ue rimarrà schiacciata tra Cina ed Usa”. Lo ha dichiarato Carlo De Ruvo, presidente di Confetra, da poco riconfermato, intervenendo nel dibattito sulle politiche commerciali e sull’impatto dei dazi sull’economia europea.

Il vertice della confederazione ha puntato l’attenzione in particolare sulla necessità di abbattere le barriere commerciali interne alla Ue, che – ha dichiarato, citando una ricerca Imf del 2024- equivarrebbero a un costo ad valorem del 44% per i prodotti manifatturieri e del 110% per i servizi. Secondo lo studio, ha aggiunto il presidente di Confetra, l’Ue potrebbe tuttavia aumentare il suo Pil del 7% “se riducesse del 10% le barriere interne per il commercio di merci e la produzione multinazionale attraverso l’apertura di settori protetti, la liberalizzazione dei servizi, il miglioramento nelle infrastrutture di frontiera e l’armonizzazione delle normative, il tutto accompagnato da progressi verso un mercato integrato dei capitali”.

Per De Ruvo l’incertezza pervade anche le stime sugli impatti negativi prodotti dai dazi. “Data la complessità dovuta alle fortissime interazioni esistenti tra le economie mondiali, si arriva a conclusioni diverse e con un livello di attendibilità di fatto basso”, con previsioni di un calo dell’export tra i 3 e i 7 miliardi di euro fino ai 20 miliardi. “Un intervallo decisamente ampio” e che secondo Confetra sottostima gli effetti, poiché parte dall’ipotesi di tariffe al 10% o al 20%.
Gli impatti negativi dei dazi, secondo De Ruvo, saranno quindi amplificati dal clima di incertezza “che non consente alle imprese di concentrarsi sul proprio core business e programmare investimenti futuri: questo sì che è un vero problema perché passata la bufera sarà complesso recuperare il tempo perduto”. Proprio considerate però queste prospettive tutt’altro che serene, può essere utile ricordare che invece l’Europa “ha dalla sua la stabilità finanziaria e la forte resilienza delle aziende”.  È necessario però, conclude, “ripartire dal mercato unico europeo, recuperare il gap tecnologico e stabilire una reale politica industriale che rilanci la competitività del nostro continente”.

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