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L’autotrasporto si ribella: “No alla stretta sulle compensazioni delle accise inserita in Finanziaria”

Assotir, Anita, Fiap, Trasportounito e Confartigianato Trasporti concordano nel ritenere che la norma inserita nel ddl creerebbe grandi rischi per la liquidità delle imprese

di REDAZIONE SUPPLY CHAIN ITALY
3 Novembre 2025
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Il settore dell’autotrasporto non vuole la cancellazione della possibilità di utilizzare i crediti di imposta derivanti dai rimborsi sulle accise per compensare debiti previdenziali e contributivi, come previsto da una misura contenuta nel disegno di legge di Bilancio 2026 la quale appunto andrebbe a estendere a tutti i soggetti una disciplina che finora era rimasta limitata a banche e intermediari finanziari.

A esprimere un fermo ‘no’ sono state tra gli altri  Anita, Fiap, Trasportounito, Assotir e Confartigianato Trasporti, concordano sul ritenere che la norma creerebbe un rischio liquidità per le aziende di settore.

Come spiega Confartigianato Trasporti, la misura prevede infatti che a partire dal 1° luglio 2026 la compensazione sarà consentita solo per i crediti d’imposta emergenti dalle dichiarazioni annuali, escludendo quindi quelli maturati a seguito dell’acquisizione di agevolazioni, bonus e altri incentivi. Con “effetti devastanti su migliaia di imprese di autotrasporto che utilizzano in compensazione i crediti d’imposta derivanti dal rimborso accise trimestrale, provocando gravi tensioni di liquidità”, ha sottolineato il presidente Amedeo Genedani, che ha poi descritto il divieto come “un colpo mortale”.
“Si tratta – ha aggiunto il presidente di Confartigianato Trasporti– di una norma che rischia di compromettere la pianificazione finanziaria di migliaia di imprese, con il pericolo di omissioni nei versamenti contributivi, soggette a sanzioni, e una drastica riduzione della liquidità disponibile”.

“Effetti e ricadute devastanti per l’intero comparto dell’autotrasporto” si avrebbero anche secondo Giuseppe Tagnochetti, coordinatore di Trasportounito, per il quale la misura rischia di rendere le imprese “schiave di usura”. Secondo l’associazione il primo effetto sarebbe un rallentamento del flusso di cassa. “Molte aziende si troverebbero a dover anticipare le stesse somme con fondi propri o con credito bancario e no, aumentando l’esposizione finanziaria e i costi di gestione”. Un rischio che secondo Trasportounito andrebbe a toccare anche le grandi realtà del settore poiché nessuna “dispone di riserve di cassa sufficienti per sostenere mesi di attesa”, con possibile rischio quindi di riduzione delle attività, rinvio di investimenti o tagli del personale. E con possibili criticità in ultima istanza sulla “stabilità complessiva della filiera logistica”.

“È un provvedimento pensato per contrastare le frodi, ma che finirebbe per colpire proprio le imprese oneste” ha sottolineato anche Alessandro Peron, Segretario Generale Fiap, che quindi ha chiesto a Governo e Parlamento di “intervenire immediatamente per escludere i crediti accise dal divieto di compensazione” o in alternativa “prevedere un rimborso automatico entro 30 giorni” in modo da non trasformare un credito liquido in un rimborso incerto e tardivo.

Di “effetti dirompenti” ha parlato anche Anita, il cui presidente Riccardo Morelli ha chiesto l’abrogazione della disposizione contenuta nel disegno di Legge di Bilancio 2026.

Duri anche i toni di Assotir, che però sottolinea “la poca chiarezza della norma”, di cui sta “completando l’approfondimento, sul piano tecnico”, e dal quale sembrerebbe  “emergere l’ipotesi che il credito di imposta sulle accise non rientrerebbe tra quelli non compensabili”. Nel caso l’interpretazione corretta fosse però quella più sfavorevole ai trasportatori, scrive l’associazione, “occorre aver chiaro il danno enorme – e ingiustificato – che si produrrebbe per questo settore”. Da cui la previsione, nel caso, di “iniziative di risposta forti, nel rispetto della legge, fino alla sospensione generalizzata del servizio”.

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