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“In Italia le inefficienze di strade e ferrovie costano alle aziende l’11% di extracosti logistici”

Infrastrutture portuali e terrestri, innovazione, digitalizzazione e sburocratizzazione, infine transizione ecologica e mobilità sostenibile. Sono questi i punti su cui shipping e logistica italiani devono concentrarsi per consentire all’Italia di incrementare la propria competitività nello scenario geopolitico europeo e mondiale secondo Alessandro Santi, presidente della Federazione nazionale degli agenti marittimi (Federagenti), che ne ha parlato […]

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11 Marzo 2021
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Infrastrutture portuali e terrestri, innovazione, digitalizzazione e sburocratizzazione, infine transizione ecologica e mobilità sostenibile.
Sono questi i punti su cui shipping e logistica italiani devono concentrarsi per consentire all’Italia di incrementare la propria competitività nello scenario geopolitico europeo e mondiale secondo Alessandro Santi, presidente della Federazione nazionale degli agenti marittimi (Federagenti), che ne ha parlato nel corso della seconda giornata dell’evento Shipping Forwarding & Logistics meet Industry.

In particolare Santi ha evidenziato come le reti stradali e ferroviarie siano “ancora inadeguate, soprattutto in alcuni nodi strategici”, e siano “numerose le criticità connesse alla morfologia del territorio. A causa di queste inefficienze le nostre imprese pagano oggi un extra costo della logistica dell’11% superiore alla media europea”.

Relativamente agli altri nodi, il presidente di Federagenti ha evidenziato tra le altre cose la necessità di interventi sui porti italiani “a partire dai dragaggi” e di incrementare “flessibilità ed efficienza” del sistema logistico nazionale per accompagnare il ridisegno delle filiere logistiche, che la pandemia sta portando a essere più corte e regionalizzate.

Il tema della competitività del sistema dei trasporti italiano è stato affrontato nel corso dei convegni di Smi anche dal presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico orientale, Zeno D’Agostino, il quale ha evidenziato come l’Italia, senza una chiara politica industriale, difficilmente potrà sperare di avere una strategia logistica.

“L’economia ormai si basa sulla dimensione” ha affermato il numero uno della port authority giuliana (e di Ram Spa), per il quale la logistica “può essere obiettivo o strumento delle tue azioni”.

In Italia, ha sottolineato D’Agostino, “le politiche industriali non ci sono, di conseguenza non possono esserci nemmeno politiche della logistica. Serve creare una politica industriale per la logistica e oggi c’è la possibilità di farlo”.

D’Agostino ha poi concluso il suo discorso con l’invito a concepire il porto non “solo come un hub trasportistico” ma come l’anello di una catena più ampia di cui fanno parte anche produzione, occupazione e altre modalità di trasporto (oltre a quella marittima) e di servizi logistici.

Secondo i numeri presentati in apertura dell’evento convegnistico Shipping Forwarding & Logistics meet Industry, la logistica italiana vede quasi 100 mila imprese attive, 1,5 milioni di addetti, 85 miliardi il fatturato nel 2019 ed è un settore che vale il 9% del pil nazionale.

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