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Trasporti

Trasportounito lancia l’allarme ribaltamenti dei Tir per mancato fissaggio dei carichi

Circa 130 i Tir che si sono autoribaltati da inizio anno in Italia, di cui il 90% non rispondeva ai criteri tecnici del “fissaggio del carico”. Necessaria formazione e revisione di normative inadeguate

di REDAZIONE SUPPLY CHAIN ITALY
2 Agosto 2024
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maurizio-longo

Secondo Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito, il “lieve miglioramento”, registrato nei livelli di sicurezza dei Tir che viaggiano sulle autostrade e strade italiane dal recente rapporto sugli incidenti stradali (Aci-Istat), sarebbe solo fumo negli occhi perché i problemi che creano le premesse per incidenti sono tutti irrisolti e tendono ad aggravarsi.

Non solo i numeri di incidenti e vittime rimangono altissimi – spiega l’associazione – ma le principali cause che li determinano non vengono affrontate. Per questo Trasportounito le sintetizza in tre fattori cogenti.

Il primo fattore risiede in “una vera e propria pigrizia burocratica e legislativa del Sistema Italia per la quale non è stato inquadrato e affrontato il grande problema, posto dall’Ue, relativo al fissaggio del carico dei mezzi pesanti. Dal 1 gennaio 2024, per mancato o inadeguato fissaggio del carico, si sono auto-ribaltati sulle strade italiane circa 130 Tir, il 90% dei quali perché non rispondeva ai criteri tecnici del “fissaggio del carico”. Nel nostro Paese la disposizione europea non è stata trasformata in obbligazioni e responsabilità dei centri di carico, in conoscenze e controlli visivi da parte dei conducenti dei veicoli industriali o di specifiche autorità addette ai controlli. Autorità che dovrebbero disporre di strumenti specifici per verificare che durante il trasporto infatti tutte le unità di carico non rischino lo scivolamento, il ribaltamento, il rotolamento, lo spostamento incontrollato o deformazioni sostanziali e rotazioni in qualsiasi direzione.

Il secondo fattore di rischio – continua la nota dell’associazione – è determinato dalle mancate modifiche sostanziali nella formazione professionale dei nuovi conducenti; formazione che non corrisponde più alle moderne esigenze di guida di mezzi a tecnologia avanzata.

Il terzo fattore si riferisce alle normative, che continuano a esistere “per volontà politica e istituzionale”, e che incidono negativamente sulle imprese di autotrasporto costringendole ad accettare rapporti contrattuali ed economici talora di vera e propria “schiavitù finanziaria” con riflessi immediati sulle condizioni operative spesso spinte ai margini della legge.

“E non è certo rassicurante, in un Paese che denuncia i più allarmanti livelli di sinistrosità stradale, – conclude il Segretario di Trasportounito – rallegrarsi per una contrazione dello 0,4% negli incidenti che vedono protagonisti mezzi pesanti”.

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