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Atlante denuncia noli e transit time insostenibili per l’export di prodotti agroalimentari dall’Italia
Atlante, azienda di Bologna attiva nel settore della grande distribuzione alimentare come partner strategico a cui si affidano le principali catene italiane e internazionali per la selezione, importazione e distribuzione di prodotti alimentari da tutto il mondo, porta l’attenzione sulla nuova crisi che sta impattando le rotte di navigazione dall’Italia al Regno Unito. “Da mesi le aziende esportatrici […]

Atlante, azienda di Bologna attiva nel settore della grande distribuzione alimentare come partner strategico a cui si affidano le principali catene italiane e internazionali per la selezione, importazione e distribuzione di prodotti alimentari da tutto il mondo, porta l’attenzione sulla nuova crisi che sta impattando le rotte di navigazione dall’Italia al Regno Unito.
“Da mesi le aziende esportatrici Italiane sono costrette a subire aumenti fino al 600% delle tariffe per le tratte marittime. Dopo aver denunciato gli aumenti di costo insostenibili per le tratte verso gli Stati Uniti, oggi siamo testimoni e vittime di un ennesimo, durissimo colpo inferto alle esportazioni agroalimentari italiane verso il Regno Unito” spiega l’azienda.
Che poi aggiunge: “Il trasporto marittimo delle merci è gestito da poche compagnie di navigazione e le prime cinque gestiscono all’incirca il 90% dei container movimentati in tutto il mondo. Se inizialmente la ripresa della domanda post pandemica ha generato colli di bottiglia succedutisi in diverse parti del mondo innescando una spirale perversa del costo dei noli e di congestione nei porti, oggi non sussistono ragioni tecniche che giustificano un rincaro così forte dei costi di trasporto”.
Atlante nella sua nota sottolinea che i dati di bilancio pubblicati da Maersk, “che da sola gestisce circa il 25% del traffico globale, sono estremamente significativi di una extra marginalità di cui il settore sta beneficiando”.
Il grido di allarme delle aziende operanti sui mercati internazionali, si allarga oggi anche a causa dell’esplosione del prezzo dell’energia, dell’incertezza sulla reperibilità delle materie prime e dell’impennata di tutte le voci di costo generata dal conflitto in Ucraina. “Una situazione che rischia di mettere a repentaglio lo sviluppo di un intero settore che ha retto per decenni l’export del made in Italy” denuncia l’azienda bolognese che tra i propri principali partner internazionali annovera Kroger, Wallmart, Sainsbury’s, Costco e Migros.
Entrando più nel dettaglio delle criticità sul mercato dello shipping locale la società di essere “venuta a conoscenza della decisione di Cosco di raddoppiare i costi del nolo dal porto di Salerno con destinazione Regno Unito e che anche Msc ha deciso di cancellare la rotta dal porto di Napoli a partire da venerdì 1 aprile. Napoli, pur essendo spesso congestionato, è un porto strategico per le esportazioni di pomodoro e pasta da tutta l’Italia meridionale: per effetto di questa decisione, i container dovranno d’ora in avanti transitare dal porto di Gioia Tauro con l’ausilio di una nave feeder o a mezzo ferrovia”.
Atlante prosegue affermando che “il trasferimento del traffico da Napoli a Gioia Tauro, che certamente aiuterà a decongestionare” lo scalo del capoluogo campano, “genererà però costi aggiuntivi immediati oltre che un inevitabile ulteriore peggioramento del servizio. I tempi di resa medi, infatti, si allungheranno di almeno una settimana e aumenteranno congestione e ritardi. È più che realistico prevedere un impatto sull’export complessivo di pasta e pomodoro italiani”.
Natasha Linhart, amministratore delegato di Atlante, lancia dunque un appello: “Siamo estremamente preoccupati di fronte a questa imposizione di tariffe spropositate sui noli marittimi; un rischio per la tenuta dell’export in una fase già per altri versi drammatica sul fronte dei costi di produzione per le imprese. Sollecitiamo autorità, stampa e istituzioni affinché su questo tema si agisca in fretta per la tenuta di un patrimonio nazionale, rappresentato dall’export dei prodotti del Made in Italy”.
Un allarme che giunge dai principali operatori nazionali, come Atlante, azienda specializzata nell’export di prodotti alimentari italiani verso il Regno Unito, De atteis Agroalimentare, tra i principali esportatori di pasta italiana e La Doria, anch’essa azienda leader nella trasformazione del pomodoro e nella produzione di sughi e condimenti.
Atlante opera in 10 paesi (Giappone, Svizzera, Corea del Sud, Stati Uniti, Sudafrica, Israele, India, Regno Unito, Olanda e Francia) su 4 continenti, conta 80 dipendenti, con un fatturato di 176 milioni di euro e gestisce oltre 1.500 prodotti alimentari.