Maxi sequestro nell’autotrasporto siciliano, bloccati beni per 28 mln di euro
Finite in amministrazione giudiziaria cinque società attive nella logistica e distribuzione

È pari a un valore di 28 milioni di euro il sequestro disposto, ai sensi della normativa antimafia, dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo ed eseguito dalla Guardia di Finanza della città a carico un imprenditore siciliano dell’autotrasporto. I beni bloccati, si legge in una nota diffusa oggi dalla GdF, corrispondono a otto immobili situati a Palermo e nella vicina Ficarazzi, a sei società, pure situate nel Palermitano nonché in provincia di Catania, a un conto corrente, a un’auto e a un motoveicolo.
Secondo quanto riportato da alcune testate siciliane, l’imprenditore in questione sarebbe il 57enne Francesco Gambino, a capo di Gambino group srl, già arrestato nel 2021 nell’ambito di una inchiesta ribattezzata Vanish Vat e ora ammesso al giudizio abbreviato, tuttora in corso. In particolare, stando a quanto riferito nello specifico da Live Sicilia, le società sotto sequestro e quindi poste in amministrazione giudiziaria sarebbero Immobiliare Gfr srl, Polar Line srl (entrambe con sede a Ficarazzi), Extreme Line Società Consortile (di Belmonte Mezzagno), Gsc srl (Catania) e Mtl Palermo Società Cooperativa (con sede a Palermo), tutte tranne la prima attive nei servizi logistici relativi alla distribuzione delle merci.
L’operazione svelata oggi rappresenta uno strascico della indagine a carico dell’imprenditore, la quale secondo una nota della GdF avrebbe “delineato l’esistenza di un’associazione per delinquere, dedita alla commissione dei reati di utilizzo ed emissione di fatture false per un importo di oltre 16 milioni di euro, omesso versamento di ritenute previdenziali e assistenziali, indebita compensazione e bancarotta fraudolenta”.
Le indagini avrebbero evidenziato l’esistenza di un “consolidato schema fraudolento”, basato sulla creazione di società di comodo asservite al gruppo, con cui questo abbatteva illecitamente il reddito imponibile delle due imprese realmente operative. Il sistematico inadempimento degli obblighi impositivi, si legge ancora nella nota, avrebbe determinato il fallimento, dichiarato dal Tribunale nell’aprile 2021, “di una delle due citate società che aveva accumulato un’esposizione debitoria verso l’erario di oltre 22 milioni di euro”. Gli accertamenti delle Fiamme Gialle hanno portato inoltre il tribunale a ritenere ricorrenti gli elementi che qualificano l’imprenditore quale “soggetto socialmente pericoloso”, poiché indiziato di vivere abitualmente, almeno in parte, “con i proventi di attività delittuose”. Considerata la “sistematica e costante situazione di sperequazione fra fonti lecite di reddito e beni nella disponibilità”, questo ha quindi disposto il sequestro dei beni già citati.
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