Uir: “Incentivi alle manovre ferroviarie anche negli interporti”
L’associazione ha inoltre auspicato che la mappatura degli scali intermodali avviata dal Mit porti a una loro ottimizzazione e non a una “proliferazione incontrollata di nuove strutture”

Gli interporti italiani sono nel mezzo di una fase transitoria che dovrebbe terminare nel 2026 con il completamento dei lavori di upgrade che Rfi sta compiendo sulla rete ferroviaria. Se le prospettive future sono incoraggianti – le opere, previste dal Pnrr, rimuoveranno vincoli e colli di bottiglia infrastrutturali – il presente è però all’insegna di traffici in calo e quindi di una necessità di sostegno al settore. E’ quanto emerso dall’incontro annuale di Uir (Unione Interporti Riuniti) giunto alla IV edizione e che quest’anno si è tenuto a Venezia presso Interporto Rivers.
“É urgente rispettare i cronoprogrammi e completare in tempi certi e definiti i lavori di ammodernamento in corso sulla rete ferroviaria, per non correre il rischio che il trasporto intermodale perda definitivamente quote di traffico, e non riesca a soddisfare la domanda potenziale” è l’allarme lanciato dal convegno, durante il quale è stato ripercorso il calo del numero di treni operati dagli stessi interporti negli ultimi due anni: -3,2% nel 2024 (per complessivi 40mila convogli operati negli scali intermodali), che segue il -16,5% del 2023, segno secondo l’associazione dell’impatto significativo sul traffico delle opere in corso.
Da qui la richiesta di Uir di studiare ulteriori meccanismi di incentivazione che valorizzino il ruolo degli interporti. In particolare la proposta dell’associazione è quella di istituire dei ‘terminal bonus’ per le manovre ferroviarie compiute al loro interno, sul modello di quelli ora previsti per le manovre nei porti.
Dal convegno è emerso inoltre un giudizio positivo per la “mappatura dei terminal merci intermodali esistenti” avviata dal Mit e che dovrà concludersi entro il prossimo settembre e per la quale è stato istituito un apposito Gruppo di Lavoro in seno al dicastero. Al riguardo Uir ha auspicato che il lavoro non porti a “una proliferazione incontrollata di nuove strutture”, ma che anzi sia “propedeutico a una ottimizzazione della rete”.
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