Trasporto container in difficoltà tra congestioni portuali e il Mar Rosso ancora off-limits
Habben Jansen (Hapag Lloyd) prevede per la soluzione della prima criticità ancora almeno sei-otto settimane

Carenza di personale (che affligge in particolare Bremerhaven) e bassi livelli delle acque del Reno (che creano difficoltà ai trasporti su chiatta da e per Anversa e Rotterdam) sono indicate tra le cause della crescente congestione che si osserva nei principali hub portuali del Nord Europa, le quali si aggiungono agli effetti della revoca temporanea dei dazi Cina – Usa annunciata da Trump, che ha spinto molte imprese a una nuova tornata di frontloading.
Secondo una analisi di Drewry pubblicata il 23 maggio, ad Anversa prima di poter attraccare le navi aspettano in media 44 ore (dalla 32 della settimana precedente, +37%), mentre ad Amburgo i temi sono cresciuti del 49% e a Bremerhaven del 77% nello stesso intervallo di tempo. A essere toccati da questa criticità sono però anche i porti di Shenzhen (dove sono 50 le navi in attesa), Los Angeles (42 unità) e New York (14), mentre i carrier stanno già introducendo sovrapprezzi dedicati, motivati con la maggior congestione cui si trovano sottoposte le navi.
Sul tema, riferisce Bloomberg, il vertice di Hapag Lloyd Rolf Habben Jansen ha dichiarato in un webinar di vedere al momento segnali di miglioramento, ma di ritenere che sarà necessario attendere dalle sei alle otto settimane perché la situazione torni sotto controllo.
Tuttavia, secondo Torsten Slok, responsabile analista economici di Apollo Management, l’accordo non ha (ancora?) scatenato una ondata di navi in transito nel Pacifico, cosa che induce a chiedersi se l’attuale livello di dazi sia ancora troppo elevato per stimolare un ritorno massiccio delle spedizioni o se gli importatori Usa stiano aspettando che le tariffe siano ridotti ulteriormente. Inoltre aziende – come la FranklinWH Energy Storage, che produce sistemi di accumulo energetico – hanno evidenziato di avere cicli produttivi superiori ai 90 giorni e quindi di non potersi giovare della pausa. Altre ancora stanno comunque valutando il trasferimento di parte della produzione in paesi come il Vietnam.
Detto questo, sono però diverse le testimonianze anche di realtà che stanno invece approfittando di questa pausa per riattivare gli acquisti dalla Cina. Tra questi Astrohaus, produttrice macchine per scrivere digitali, che sta cercando di importare 700mila dollari di prodotti perché convinta invece del fatto che lo scenario non migliorerà.
Nel complesso, secondo Vizion e Dun & Bradstreet, nella settimana del 12 maggio, i booking per spedizioni via mare di container dalla Cina agli Stati Uniti sono raddoppiati a circa 2,2 milioni di container da 20 piedi, per scendere però in quella seguente a 1,4 milioni di container. L’andamento delle prenotazioni insomma resta incerto, mentre di sicuro c’è che con il ritorno della domanda i noli stanno aumentando di valore.
A livello globale, la situazione è resa ancora più instabile dall’annuncio di Trump di voler introdurre nuovi dazi del 50% sulle esportazioni Ue negli Usa dal 1 giugno (data poi posticipata dallo stesso presidente Usa al 9 luglio). L’incertezza su questo punto secondo Oxford Economics peserà soprattutto su Germany, Irlanda, Italia, Belgio e I Paesi Bassi. Secondo Bloomberg Economics, eventuali imposizioni al 50% porterebbero “quasi a zero” le esportazioni dell’UE verso gli Stati Uniti per tutti i prodotti soggetti a dazi reciproci, riducendo quindi di oltre la metà le esportazioni totali dell’UE verso gli Stati Uniti”.
Nessun sollievo potrà arrivare, infine, dal Mar Rosso, che le portacontainer stanno continuando a evitare. Secondo Jansen, la situazione su questo fronte resterà questa a lungo dato che non ci sono le condizioni di sicurezza per riattivare i transiti lungo la via di Sueza, ma anche nel caso di un suo ripristino questo dovrà avvenire per forza con gradualità per evitare che si creino nuove congestioni portuali negli scali occidentali.
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