La logistica europea delle auto guarda verso la Cina per far fronte ai dazi di Trump
Il commercio globale di veicoli nuovi è penalizzato dalla guerra commerciale, dalla perdita stimata di 5 milioni di unità nella produzione globale e dallo spostamento strategico delle fabbriche verso i mercati locali

Il settore della logistica e dei trasporti di auto nuove e veicoli finiti attraversa una fase di profonda trasformazione, scossa da turbolenze geopolitiche, incertezze economiche e difficoltà normative. A testimoniarlo sono i dati emersi durante il Congresso di primavera dell’Ecg – l’Associazione europea della logistica dei veicoli finiti – tenutosi a Cascais, che ha riunito oltre 300 operatori del settore da tutta Europa.
Il commercio globale di veicoli è penalizzato dalla “guerra dei dazi”, dalla perdita stimata di 5 milioni di unità nella produzione globale, e dallo spostamento strategico delle fabbriche verso i mercati locali. Questo ha ridotto l’utilizzo degli impianti in Europa e incrementato l’incertezza per i fornitori di logistica, obbligati a rivedere le proprie strategie operative.
“In un contesto di disallineamento geopolitico e crisi economica, è fondamentale rafforzare le alleanze globali e puntare sulla digitalizzazione per restare competitivi” ha affermato Wolfgang Göbel, presidente di Ecg, sottolineando l’importanza di iniziative come l’accordo di cooperazione siglato con Cala (l’associazione cinese per la logistica automobilistica).
Secondo Justin Cox, Direttore di Global Production per GlobalData, i fornitori di servizi logistici si sono dovuti adattare alla perdita di produzione di 5 milioni di veicoli. Il Prof. Dr. Alexander Sandkamp, Fellow dell’Istituto di Kiel per l’Economia Mondiale, ha sottolineato che l’impatto dei dazi statunitensi sulla produzione in Europa non è così significativo come ci si potrebbe aspettare.
“Considerando il commercio interno all’Ue, questa assorbe più del 60% delle sue esportazioni. Gli Stati Uniti rappresentano solo l’8%” ha dichiarato Sandkamp. “L’Unione Europea dovrebbe quindi rafforzare ulteriormente il suo mercato interno riducendone le barriere commerciali, in particolare per quanto riguarda i servizi, garantendo una qualità elevata costante delle sue infrastrutture di trasporto e monitorando nuove leggi, come la CSDDD (Direttiva sulla due diligence delle imprese ai fini della sostenibilità), la quale ha un potenziale rischio di ridurre gli scambi. Ciò contribuisce a ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti”.
Un modo per aumentare l’efficienza delle aziende del settore della logistica dei veicoli finiti è la digitalizzazione e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Secondo quanto emerso dall’assemblea la condivisione dei dati in un calcolatore affidabile faciliterà la determinazione del modello di prezzo più adatto e renderà trasparente il passaggio da costo a risparmio.
Nello scenario continentale appare in controtendenza il mercato italiano dei rimorchi e semirimorchi sopra le 3,5 tonnellate che ha registrato una crescita significativa ad aprile 2025: +26,1% rispetto allo stesso mese del 2024 (1.406 unità contro 1.115). Il primo quadrimestre chiude con un +9,1% complessivo. L’associazione di categoria Unrae tuttavia avverte: “La crescita è incoraggiante ma non sufficiente. Servono interventi concreti, non solo promesse. L’obsolescenza del parco circolante e l’assenza di normative moderne frenano il comparto” ha dichiarato Michele Mastagni, coordinatore del gruppo rimorchi e semirimorchi Unrae.
A livello europeo il mercato delle auto nuove mostra invece segnali di stallo: nel mese di aprile le immatricolazioni sono scese dello 0,3%, con 1.077.186 unità, mentre il primo quadrimestre si chiude a -0,4% rispetto al 2024. L’Italia ha registrato un timido +2,7% nel mese, ma resta fanalino di coda tra i grandi mercati per la diffusione delle auto elettriche.
La quota di auto elettriche (BEV) e ibride plug-in (PHEV) in Italia è ferma al 10,4%, molto distante dai livelli di Regno Unito (32,1%) e Germania (28,8%). La situazione riflette una transizione energetica lenta, penalizzata dalla scarsa diffusione delle infrastrutture di ricarica e da politiche di incentivo ancora inefficaci.
A livello normativo, l’introduzione della flessibilità sui target di emissione nel triennio 2025-2027 è stata accolta con favore, ma giudicata tardiva e poco incisiva. Anche i nuovi incentivi italiani per l’acquisto di veicoli elettrici, annunciati per un ammontare di 597 milioni di euro, sollevano perplessità: “Misure improvvisate e senza una strategia chiara rischiano di bloccare la domanda” avverte Andrea Cardinali, Direttore Generale Unrae.
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